L’INCHIESTA
Caianiello, 100 giorni di carcere
Per lui nuovo interrogatorio. Concessi i domiciliari a Tatarella

Da oltre cento giorni Nino Caianiello è chiuso in carcere a Opera. Il leader di Forza Italia, arrestato nell’inchiesta Mensa dei poveri, si prepara a un nuovo interrogatorio con gli inquirenti e sarà quello decisivo perché entro fine mese la Procura antimafia procederà con la richiesta di giudizio immediato.
Patteggerà, dopo aver ammesso le proprie responsabilità corruttive oppure affronterà il dibattimento sostenendo la purezza della sua vocazione politica?
Intanto ieri, giovedì 22 agosto, è uscito dal carcere dopo quasi quattro mesi Pietro Tatarella, ormai ex consigliere comunale milanese di Forza Italia.
Il Tribunale del riesame, infatti, ha accolto una delle richieste degli avvocati Nadia Alecci e Luigi Giuliano, concedendogli i domiciliari.
Ieri mattina l’ex vice coordinatore lombardo azzurro (oltretutto candidato alle Europee), si è presentato davanti ai giudici rilasciando la stessa dichiarazione fatta da Caianiello in uno degli interrogatori sostenuti con il pm Luigi Furno.
«Non ho mai creduto ad alcun complotto politico, è una vicenda che mi è capitata e ho scelto di difendermi nelle sedi opportune».
Il significato è chiaro: pur essendo innocente non si sente vittima delle congiure di chi invece gli ha puntato il dito addosso.
In udienza, e con una memoria, la difesa ha sostenuto che l’ex consigliere «non è stato corrotto» dall’imprenditore della Ecol-service Daniele D’Alfonso.
«Se si voleva tenere ferma l’ipotesi che avesse preso soldi per facilitarlo negli appalti Amsa (l’azienda milanese dei rifiuti), al massimo si poteva contestare un traffico di influenze illecite, reato che non giustifica la custodia in carcere», hanno sottolineato i difensori.
Per ora i giudici hanno depositato solo il dispositivo e non le motivazioni della decisione, ma se avessero accolto la riqualificazione del reato per Tatarella sarebbero scaduti anche i termini per tenerlo ai domiciliari e sarebbe tornato libero, come è accaduto un paio di settimane fa per Fabio Altitonante, l’altro esponente forzista arrestato il 7 maggio.
Secondo i pm Furno, Scudieri e Bonardi, Tatarella sarebbe stato a libro paga dell’imprenditore (5 mila euro al mese ed altre regalie) e avrebbe fatto parte dell’associazione manovrata da Nino Caianiello.
«Ma non c’è alcuna incolpazione che lega Tatarella a Caianiello», sottolinea l’avvocato Tiberio Massironi. Dunque il sessantatreenne protagonista della scena politica del Varesotto negli ultimi vent’anni resta sempre più solo dietro le sbarre.
Del resto anche l’ex consigliere comunale di Milano non ha passato momenti piacevoli. Nell’istanza depositata dai legali c’era anche una denuncia sul trasferimento «inspiegabile» quanto improvviso dal carcere di Opera - dove è appunto detenuto Caianiello - a quello di Busto Arsizio, avvenuto senza comunicazioni il 14 agosto.
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