L’INTERVISTA
«Mi diceva: sei un negro»
Il sacrestano aggredito racconta: «Mi capitò anche nel 2017»

«Stavo salendo sul sagrato della basilica», racconta il sacrestano Deodatus Nduwimana, «e osservavo semplicemente attorno. Colui che mi ha strattonato e buttato a terra, provocandomi la lussazione ad una spalla, mi ha affrontato chiedendomi che cosa avessi da guardare. Forse era entrato nel suo raggio di osservazione e non so per quale motivo potessi averne turbato la presenza, per cui è passato, ripeto, senza ragione alcuna, alla violenza. Spesso, quando mi incontra, mi apostrofa dandomi del negro, a volte dicendo di tornare al mio paese. L’altro giorno è andato oltre, picchiandomi. Ora ho paura per la mia vita».
È surreale la violenza che Luigi Lamanna ha scaricato sul sacrestano della Basilica dell’Assunta, sabato pomeriggio. Deodatus ieri ha avuto un consulto con il proprio medico di base, che gli ha prescritto un paio di settimane di convalescenza. Dunque, sono meno gravi di quanto si temesse le sue condizioni.
Ha trascorso la notte fra sabato 17 e domenica 18 agosto in modo discreto, probabilmente anche per effetto delle prime cure e dei farmaci somministrati al pronto soccorso. Più tormentate le ore di riposo della notte successiva, quella di ieri, lunedì 19 agosto, a causa di dolori e fitte che hanno iniziato a farsi sentire.
Comunque, come un anno e mezzo fa, quando il sacrestano di origini burundesi, cittadino italiano dal 2015, coniugato e padre di tre figli, venne aggredito nelle vicinanze dell’altare maggiore della basilica, da un questuante solo perché gli aveva chiesto di non disturbare i fedeli, anche in questa occasione Deodatus ha presentato denuncia alla polizia di via Ragazzi del ’99. Del resto proprio gli agenti del Commissariato sono accorsi, con i sanitari del 118, sul luogo dell’aggressione, davanti alla chiesa.
Un anno e mezzo fa quel primo episodio aveva indignato tutti, il figlio Aimè Pacifique, per testimoniargli amore e infondergli coraggio, gli aveva pure dedicato il primo gol in carriera, nella squadra oratoriana del Csi. Oggi il gol è quello “segnato“ attraverso le tante testimonianze di affetto che sta ricevendo dalle numerose persone che lo conoscono e lo apprezzano.
Resta il fatto che l’episodio ha non solo sbigottito i cittadini, ma ha pure contribuito a far rimarcare come questo tipo di aggressioni, ingiustificate, si stiano manifestando ormai troppo spesso. E dalle considerazioni che si possono raccogliere ascoltando la gente, si avverte un evidente stato di preoccupazione. Intanto la pastorale dei migranti dell’Arcidiocesi ambrosiana manda la propria solidarietà.
«Coraggio Deodatus, nonostante le apparenze attuali, la cattiveria, la violenza, l’ignoranza e la stupidità non prevarranno», scrive su Facebook don Alberto Vitali che lo ha incontrato nell’ultima Festa delle genti, quando «ci ha aiutato nella realizzazione di questo importante evento diocesano».
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