CONTAGI DA COVID
Crenna, scuola chiusa: «Decisione tardiva»
La protesta dei genitori della “Marconi”

Assolutamente tardiva. Con queste parole i genitori degli alunni della scuola primaria Marconi di Crenna hanno definito la decisione di chiudere il plesso gallaratese a partire da mercoledì 17 novembre.
I contagi
Da giovedì 11 novembre nel plesso di Crenna hanno iniziato ad essere sotto osservazione e poi poste in quarantena numerose classi, per la comparsa di positività fra docenti ed alunni. La situazione è andata peggiorando fino a oggi, martedì 16 novembre, con solo 4 classi frequentanti («all’interno delle quali ci sono bambini con tampone in attesa di risultato per un contatto positivo avvenuto al pre scuola in data 15 novembre») sulle 14 totali. Delle restanti 10 classi ad oggi, 3 risultano in testing e 7 in quarantena.
Situazione preoccupante
Come si legge nella nota diffusa dai genitori infatti, questa scelta arriva «dopo ben due giorni di normale apertura della scuola, nonostante il cluster di contagi fosse già in enorme incremento». Da qui la decisione di informare i dirigenti di Ats Insubria, della dirigenza scolastica dell’Ic Ponti e del sindaco Andrea Cassani, della «situazione preoccupante che noi e le nostre famiglie stiamo affrontando, a seguito della recente emergenza di un cluster scolastico di infezione da Sars Covid 19». A questo si aggiunge un altro scenario che ha causato non pochi disagi alle famiglie. Nonostante il nuovo protocollo per il Covid (approvato e trasmesso alle scuole con applicazione dal 3/11) i genitori hanno evidenziato come «Ats Insubria si sia rivelata completamente impreparata nella gestione territoriale del tracciamento dei casi positivi, nel rispetto delle tempistiche previste dal documento e nelle scelte di intervento, al fine di contenere il cluster in atto».
Ritardi e disagi
Sotto la lente d’ingrandimento dei genitori è finita anche la gestione del controllo dei contagi da parte di Ats. Nelle note tecniche si legge che «li test dovrebbe essere effettuato appena e comunque indicativamente nelle 48 ore successive all’identificazione del caso indice» e che «sarà cura delle Asst del territorio garantire l’esecuzione dei tamponi di sorveglianza nei tempi previsti». Ma a Crenna non è stato così. «Denunciamo invece che la maggior parte dei test a T0 sono stati svolti dalle famiglie in completa autonomia avvalendosi dei servizi forniti dalle Farmacie, in assenza di tempestiva comunicazione da Ats dell’appuntamento, entro le 48 ore previste dal documento» continuano i genitori che non hanno voluto seguire la strada di presentarsi ai punti tampone con autocertificazione «per evitare sovraffollamenti». tamponi che, ovviamente, sono stati effettuati a carico delle famiglie e in caso di positività, la famiglia è stata contattata da Ats in tempi «molto lunghi, assolutamente inefficaci per il tracciamento dei contatti». A fronte del progressivo incremento delle classi in quarantena le comunicazioni fornite ai genitori sono state «assolutamente frammentate e prive di ufficialità». Domenica 14 novembre, i genitori hanno ricevuto dalla scuola nella mattinata un preallarme di chiusura scuola, che li invitava ad organizzarsi per la gestione dei propri figli il giorno successivo, salvo poi ricevere un contrordine in tarda serata, con la conferma del normale svolgimento delle lezioni il giorno successivo. «Su insistenza dei genitori - si legge nella nota - è stata comunicata ufficialmente una sanificazione straordinaria, organizzata però dopo l’apertura dell’edificio per le classi ancora frequentanti (ovvero nel pomeriggio del 15 novembre)».
Preoccupazioni concrete
«Ci chiediamo - proseguono - perché Ats e il Dips di concerto con il nostro sindaco non hanno ritenuto opportuno adottare le misure di contenimento straordinario in tempi ragionevoli, fermo restando che i dati epidemiologici e le tempistiche di segnalazione sono state fortemente inficiate dall’assoluta inadeguatezza del sistema di tracciamento in atto a livello territoriale». C’è poi la preoccupazione per i contagi all’interno delle famiglie e il conseguente allargamento dei cluster. «Riteniamo tuttavia che a due anni dall’inizio della Pandemia, in una situazione epidemiologica di bassa incidenza di contagi, quindi in assenza di pressione sul sistema Ats, far ricadere (nuovamente) sui cittadini e sulle singole famiglie la responsabilità della gestione di una emergenza sanitaria, peraltro ormai nota e affrontabile, sia assolutamente inaccettabile» concludono «onestamente crediamo che si poteva fare di più e meglio» e che ha chiusura «sia un’occasione fruttuosa per tutti gli attori per riflettere sulle possibili azioni da mettere in atto in futuro, per prevenire simili situazioni ed ottimizzarne la gestione, nella migliore sinergia e collaborazione fra famiglie ed istituzioni».
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