ECONOMIXLAB
Virtuale meglio di reale
L’innovativa esperienza nella moda di Futureclo di Gallarate

Il mondo della moda e della tecnologia si incontrano a Gallarate grazie alla Futureclo, che promette di rivoluzionare con un software le produzioni di capi e accessori e creare nuove esperienze di acquisto, nella vita reale come nel metaverso. Di questa innovativa iniziativa si è parlato nel corso del workshop EconomixLab a Villa Ponti promosso dalla Prealpina e da Pwc.
La Futureclo è un’azienda giovanissima, perché ha un anno di vita e perché l’età media del suo team è ben sotto i 30 anni, ma hanno un bagaglio di esperienze nel mondo della moda fisica e delle tecnologie già ben consolidato (collaborazioni con Missoni, Loropiana, Aspesi e Vist). Si occupano «dell’integrazione tecnologica all’interno dei processi produttivi, per permettere alle aziende del fashion di accelerare, efficientare e rendere più sostenibili le loro attività e diventare così più competitive per i nuovi consumatori del digitale», spiega l’amministratore Futureclo German Picco. Si chiama anche design generativo quello che fanno, ovvero: grazie a una serie di algoritmi e interfacce digitali possono ottenere forme e prodotti e consentire alle aziende di produrre sempre più collezioni in tempi sempre più ridotti.
«Producendo modelli in digitale, si abbattono tutti i costi legati alla creazione dei campioni: il taglio di tessuto, la cucitura dei vari pezzi e quindi la spedizione dei prodotti al clienti per una sessione di prova», sottolinea: «Si tratta di un processo lungo e costoso, che può richiedere vari tentativi prima di arrivare all’accettazione o all’eliminazione di un determinato capo. La tecnologia 3D usata già nella fase di design aiuta a ridurre i costi, nonché il time-tomarket, contribuendo a rendere l’intero processo più efficace e più redditizio, grazie alla riduzione del numero di campioni necessari e alla corrispondente riduzione dei costi». Per semplificare ulteriormente il concetto pensate ad un avatar costruito a immagine e somiglianza della modella, in modo da poter osservare le proprietà fisiche dei tessuti, come la capacità di piegarsi sotto il proprio peso, la frizione del tessuto contro il corpo e l’elasticità. «Ma non solo. Si può ricreare perfettamente l’ombreggiatura, la trasparenza e la finezza di un tessuto, nonché la capacità di importare le rifiniture nell’applicazione, grazie al realismo del capo simulato».
Il capo digitale può essere inoltre utilizzato per creare una nuova esperienza d’acquisto rivolta anche ai clienti finali. Avendo a disposizione il proprio avatar, in futuro, si potrà provare la vestibilità di un capo dal divano e acquistarlo online. «Si può fare virtual try on ma anche inserire i capi nel metaverso e utilizzarli nella virtual life». Si tratta di concetti pionieristici ed esperienze di acquisto ancora lontane. «Perché il 3D entri completamente al servizio delle produzioni ci vorrà qualche anno e dipende molto dalla predisposizione innovativa che hanno le persone che lavorano nell’azienda», conclude: «Anche a livello formativo, nel campo della moda, non si fa ancora abbastanza. A breve inizieremmo un seminario per la Mks Milano Fashion School, ma certe competenze andrebbero acquisite nel percorso di formazione vero e proprio».
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