LA TRAGEDIA
«Giada adorava la scuola e ha sempre sorriso»
Lutto a Bizzozero. Parlano i genitori della bimba di 9 anni: «Ci hanno aiutato tutti»

- Ci teneva tantissimo alla scuola, tanto che fino a qualche giorno fa, da casa, seguiva le lezioni servendosi di ipad e computer. Non riuscendo più a scrivere con la destra, aveva imparato a usare la sinistra. Era una studentessa modello Giada Binetti, 9 anni, la bimba scomparsa domenica a causa di un tumore. Due le comunità in lutto: Bizzozero dove Giada frequentava la IV alla scuola Marconi e San Carlo, dove il papà Massimiliano ha un’utensileria meccanica. Raccontano il papà e la mamma Manuela: «Le sue materie preferite erano matematica e arte».
LA MALATTIA E LA SOLDIARIETA’
Quando un anno fa le è stato diagnosticato un tumore, intorno a Giada si è stretto subito un grande abbraccio fatto di supporto, condivisione e tanto amore. In primo luogo, si sono mobilitate le strutture ospedaliere - l’ospedale Del Ponte e l’Istituto dei Tumori di Milano - e poi la scuola Marconi, con gli insegnanti Lucia, Ivana, Fabio e Cristina che ogni giorno si mettevano a disposizione e chiedevano: «Veniamo noi a casa, oppure Giada preferisce seguire le lezioni con la didattica a distanza?». Un programma che cambiava ogni giorno, che prendeva forma sulle condizioni di salute della piccola e che sembrava alimentarsi dello stesso entusiasmo che trasmetteva la bambina, che non voleva mai smettere di imparare.
LE CURE E L’AMORE
«Giada fino allo scorso febbraio faceva tutto, praticava tennis, basket, nuoto e ginnastica artistica e cantava nel coro della chiesa. Fino a un anno fa non avevamo mai avuto alcuna avvisaglia di problemi di salute», racconta la mamma. Poi qualche sospetto e gli approfondimenti, prima all’ospedale Del Ponte - dove era tuttora seguita dalla dottoressa Maddalena Marinoni e dal dottor Giuseppe Robustelli - e poi all’Istituto dei Tumori di Milano, nel reparto di oncologia pediatrica diretto dal primario Maura Massimino, che ha creato un protocollo di cura specifico per la patologia di cui soffriva Giada. Ma la malattia ha avuto comunque la meglio.
«Ci siamo trasferiti a Milano per due mesi per poter affrontare le terapie - dicono i genitori -. Anche lì come a Varese non ci siamo mai sentiti soli. Alloggiavamo in Casa Amica, insieme ad altre famiglie con bambini e lì si è creata una piccola comunità. Al mattino si andava in ospedale e al pomeriggio poi ci ritrovavamo insieme. Tutto con i volontari che si occupavano di accompagnarci in ospedale e di far giocare i bimbi. Sembra assurdo dirlo, ma dopo essere stata lì due mesi Giada era dispiaciuta di dover andare via». «Ringraziamo tutti - continuano mamma e papà -. In particolare i medici Veronica Biassoni, Elisabetta Schiavello e Olga Nigro che si sono sempre presi cura di Giada con un’attenzione che supera il dovere».
Poi l’ultimo mese di agosto, in cui le condizioni di salute della bambina erano ancora buone, con vacanze al mare, in montagna e al lago. Arrampicata, barca a vela, abbracci e coccole. «È stato un privilegio avere il tempo di trascorrer quel mese insieme - dicono i genitori -. Abbiamo collezionato tanti bei ricordi di noi tre».
SEMPRE CON IL SORRISO
Da settembre a oggi, a causa di un progressivo peggioramento delle condizioni di salute, Giada è stata per la maggior parte del tempo in casa. Trascorreva le giornate sempre facendo qualcosa, giocando, disegnando. «Non ha mai dormito un pomeriggio, neanche 15 minuti - afferma la mamma -. E quando doveva andare in ospedale, lo faceva con il sorriso. Non l’ho mai sentita lamentarsi e qualche giorno fa ha voluto essere interrogata sui Sumeri».
Seppur in carrozzina, recentemente Giada avrebbe voluto anche tornare in classe insieme ai suoi compagni. Gli stessi che oggi, mercoledì 29 gennaio, hanno affollato la chiesa di Santa Teresa del Gesù bambino alle Bustecche, per dirle «ciao Giada».
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