IL CASO
Giochi di guerra sul San Martino: «Oltraggio»
Duno, softair vicino a sacrario e chiesetta. La protesta, indignato anche il sindaco

Giocare a far la guerra (la specifica disciplina sportiva praticata con armi ad aria compressa si chiama softair e, nata in Giappone una quarantina di anni fa, si è diffusa rapidamente anche in Europa) può essere un modo per scongiurare quella vera, ma farlo utilizzando uno storico campo di battaglia suona come poco rispettoso - usiamo un eufemismo - verso coloro che su quel campo hanno lasciato la vita.
Lo ha pensato anche il signor Mario Binda, di Gavirate, che nei giorni scorsi è salito a piedi con amici da Arcumeggia a San Martino in Culmine utilizzando la strada militare: «Una volta giunti alla chiesetta ci siamo imbattuti in un numeroso gruppo di ragazzi della provincia di Bergamo intenti a praticare il softair, pare all’interno di una manifestazione più ampia. Non voglio entrare in inutili disquisizioni, ma mi giunge dal cuore una riflessione. Dal 15 al 18 novembre 1943 proprio in quei boschi altri ragazzi, spinti da ben altri ideali, si affrontavano sacrificando la propria vita».
«Ora, mi sembra - aggiunge - che giocare alla guerra in quei luoghi sia un oltraggio e un grave sfregio verso la memoria quei giorni».
La risposta del sindaco Marco Dolce è netta: «Il signor Binda ha tutte le ragioni, anche se avrebbe potuto segnalare subito la cosa al Comune o ai carabinieri. In passato più volte ho detto no a gruppi di ragazzi che volevano utilizzare il San Martino per praticare il softair, ma si vede che questa volta lo hanno fatto senza chiedere permessi, tanto è vero che questa amministrazione comunale non ne era al corrente. Oltre tutto, l’attività è stata svolta più o meno negli stessi giorni della storica battaglia riconosciuta come uno dei primi scontri in Italia fra partigiani e nazisti e questo potrebbe non essere un caso. Lassù il sacrario e la chiesetta che venne distrutta nello scontro armato e poi ricostruita sono due edifici sacri per definizione che vanno rispettati in tutto e per tutto».
Forse non è il caso di ingigantire la faccenda, ben diversa dalle manifestazioni compiute al San Martino gli anni scorsi dalla Comunità Militante dei Dodici Raggi (il presidente Alessandro Limido e il vice Maurizio Moro sono stati condannati in secondo grado nel marzo scorso dal Tribunale di Milano a tre mesi di reclusione e duecento euro di multa, senza condizionale).
O forse no: il rispetto verso un luogo e una storia così particolari è parte integrante dell’educazione civica (è impossibile che i protagonisti non fossero al corrente della storica battaglia) di cui tanto si parla dentro e fuori le scuole, ma che spesso mostra i suoi limiti.
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