IL CASO
Giustizia sfrattata da Saronno
Tribunale e uffici dei giudici di pace trasferiti fra Busto Arsizio e Gallarate. Costi di mantenimento troppo gravosi per il bilancio del Comune

È calato il sipario sul palazzo di giustizia di Saronno: una storia durata cent'anni e che si è conclusa lo scorso fine settimana quando la città degli amaretti ha definitivamente perso i propri uffici giudiziari, trasferiti fra Busto Arsizio e Gallarate.
Località scomode da raggiungere con i mezzi pubblici, ed anche con quelli privati a causa di una viabilità congestionata.
Da tempo spostato nel complesso giudiziario bustocco il tribunale, venerdì 30 gennaio l'addio anche agli uffici saronnesi dei giudici di pace.
I due rimasti in servizio sino all'ultimo, Giovanni Masala ed il coordinatore Erminio Venuto da oggi hanno "casa" nell'ex tribunale di Gallarate, dove si dovranno recare tutti i residenti nella zona anche per un banale ricorso ad una contravvenzione stradale.
E dove dovranno fare la spola i cittadini e gli addetti ai lavori (polizia, carabinieri, periti, oltre ovviamente agli avvocati) per processi, udienze, deposizioni e quant'altro. Si calcola fra le settemila e le diecimila persone l'anno.
Numeri che non hanno comunque indotto le Amministrazioni comunali locali, in testa quella di Saronno, a mantenere sul territorio almeno il servizio del giudice di pace approfittando di una "apertura" del Ministero di Giustizia, che nell'ambito di una riorganizzazione a livello nazionale aveva deciso di confermare la sede di Saronno, purché gli enti locali si fossero presi carico dei costi delle utenze (luce e riscaldamento) e del personale di cancelleria, magistrati esclusi.
Per il coordinatore Venuto si sarebbero spesi poche migliaia di euro all'anno a fronte di "costi sociali" elevatissimi; per il Comune di Saronno si parlava di una somma a cinque zeri che sarebbe stata troppo gravosa per il bilancio.
Restano adesso le incognite sul futuro del grande edificio di via Varese nato negli anni Ottanta per accogliere l'allora Pretura, che in precedenza aveva avuto sede a Palazzo Visconti: lo stabile dispone di due ampie aule di udienza al piano rialzato, sotto un grande posteggio e al primo piano gli uffici delle cancellerie e dei giudici: il Comune, che ne è proprietario, ha presentato un progetto per farne il "palazzo della sicurezza" dove collocare le sedi di polizia locale e guardia di finanza.
Una convivenza possibile? Forse sì, ma a patto di ingenti lavori di ristrutturazione, in un plesso a lungo lasciato privo di manuntenzioni, dove l'impianto di riscaldamento fa le bizze (le ultime udienze si sono tutte svolte con il cappotto), e dove ci sono grossi problemi di infiltrazioni nel tetto e una recinzione per buona parte ricoperta dalla ruggine.
E che ora, completamente vuoto e senza custodia, potrebbe far gola ai clandestini che già spesso occupano gli altri edifici dismessi delle vicinanze.
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