L’INVESTIMENTO
Grande ospedale della Malpensa: un progetto da 440 milioni
Sarà costruito a Beata Giuliana, aperto il dibattito su come rigenerare i poli di Busto Arsizio e Gallarate

Un’area ampia poco meno di 170mila metri quadrati a nord ovest del territorio comunale di Busto Arsizio, nel quartiere Beata Giuliana, al confine con Gallarate, che oggi è occupata da vegetazione varia e alberi che costituiscono un corridoio ecologico ai margini del Parco del Ticino. L’area, poco lontana dall’istituto scolastico Tosi, è destinata a ospitare il nuovo “ospedale verde” per Busto e Gallarate. Un’area entro la quale sta anche la Cascina dei Poveri, edificio storico di qualche rilievo per il quale gli interventi di valorizzazione sono ancora da concretizzare. Per contro, a due passi dal centro di Busto e da quello di Gallarate, i due comparti che oggi ospitano i servizi ospedalieri nelle due città da qui a qualche anno dovranno reinventarsi un futuro.
Il progetto del costruendo Grande ospedale della Malpensa previsto a Beata Giuliana da Regione Lombardia prevede una spesa di 440 milioni di euro ed è tra i più importanti investimenti che interesseranno il Basso Varesotto nei prossimi anni, almeno in ambito pubblico. L’obiettivo è realizzare una struttura flessibile e all’avanguardia, capace di intercettare i professionisti necessari per soddisfare il bisogno di salute di una porzione importante del territorio. Il nuovo polo, secondo le previsioni, dovrebbe essere pronto da qui a cinque-sei anni. Nel frattempo si è già iniziato a ragionare sul destino degli ospedali esistenti, affinché i sedimi non si aggiungano alla lista delle aree dismesse che punteggiano la provincia. Un’operazione complessa, quest’ultima riconversione, visto che i padiglioni attuali coprono insieme una superficie di poco meno di 150mila quadrati, a due passi dal centro delle due città. Per scriverne il destino è al lavoro la società Arexpo, che a Milano ha ridisegnato l’area che aveva ospitato l’Expo del 2015 per farne il Mind, Milano Innovation District. E se nel capoluogo i padiglioni espositivi si sono evoluti in un polo tecnologico, a Busto e Gallarate la partita si gioca in questi mesi.
A Busto il padiglione Bizzozzero e il padiglione della farmacia sono quelli che resteranno ancorati a una funzione sanitaria, così come potrebbe essere mantenuto un altro edificio che oggi è dedicato alla formazione. Salvo anche il blocco monumentale del 1915 affacciato su piazzale Solaro, che per la sua valenza storico-architettonica non sarà abbattuto. Per il resto le ipotesi al momento non escludono la creazione di un parco urbano che colleghi le aree verdi di viale Stelvio e il parco Sempione. Verde, sport, servizi e creatività, assistenza sanitaria, ospitalità, residenza temporanea: queste le opzioni sul tavolo per la riconversione.
La definizione del destino del sedime dell’ospedale Sant’Antonio Abate, a Gallarate, è forse ancora più delicata perché quello che nascerà sarà a tutti gli effetti una nuova porzione del centro cittadino. La nuova vocazione di questo nuovo centro nel centro, al momento, è quella dei servizi per l’assistenza socio-sanitaria come rsa e affini e quella delle nuove forme abitative, come co-living e senior housing. A restare ancorato alle funzioni attuali, in questo caso, saranno soltanto il nucleo originale del Sant’Antonio Abate affacciato su largo Boito e il padiglione affacciato su via Bonomi. La parte restante degli edifici è tutta da reinventare.
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