A VARESE
Il “circo macabro” di Nina Hassert dove coesistono speranza e inquietudine
Il mondo misterioso e fiabesco nelle grandi tele della giovane artista tedesca

Ha qualcosa di inquietante, il mondo apparentemente fiabesco di Nina Hassert, giovane artista tedesca (classe 1999) originaria di Euskirchen. Al centro delle sue grandi tele c’è sempre la figura umana, rappresentata però in situazioni surreali, in mondi fatti di teatri, animali e strane maschere. Racconti accennati ma non narrati, storie iniziate ma mai finite, iconografie suggerite che è l’osservatore a dover completare. Un “circo macabro” – così lei stessa definisce l’universo che dipinge – uno spazio dove il gioco e la morte, la speranza e l’inquietudine coesistono, come se la chiarezza si dissolvesse gradualmente in un sogno a occhi aperti, in un mondo magico appena accennato. Il tempo presente, l’angoscia delle guerre, il senso di precarietà si riflettono nei suoi quadri, in immagini che «lasciano comunque spazio per la speranza, per la bellezza – una bellezza ambigua, sfuggente, mai pacificata», come scrive Linda Conconi, curatrice della mostra inaugurata a Varese alla DD Project. Anche il titolo della personale, Tutulitu, suggerisce il ritornello di una canzone, brioso e contemporaneamente pervaso da un briciolo di inquietudine, colonna sonora di «un mondo sospeso tra realtà e visione, tra racconto e silenzio, tra ombra e colore. Un invito ad ascoltare le storie che le sue figure ci sussurrano, con voce sommessa ma impossibile da ignorare». Al centro della sua opera – grandi tele di cotone caratterizzate dalla predilezione per tinte acide e vibranti – vive una moltitudine di personaggi che, attraverso gesti, posture e sguardi, sembrano dialogare tra loro in una narrazione frammentata ma coerente. Ogni figura pare vivere una storia a sé, ma tutte contribuiscono a un racconto corale che cerca un equilibrio, un’armonia dinamica, racconta ancora Conconi.
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