LA MOSTRA
Andrea Solario: il grande dimenticato
Al Poldi Pezzoli uno dei pittori più originali del pieno Rinascimento: ventiquattro capolavori con straordinari prestiti e opere mai esposte in Italia

Ammirato, copiato dai contemporanei, amatissimo nell’Ottocento ma oggi noto solo agli studiosi. Leonardesco sui generis (anche se le sue opere sono state spesso attribuite a Leonardo), Andrea Solario (1470 circa ‐1524) si avvicinò al maestro di Vinci «ma non abbastanza da bruciarsi alla sua luce», spiega Antonio Mazzotta, curatore insieme a Lavinia Galli della mostra monografica in corso al Museo Poldi Pezzoli di Milano, istituzione che custodisce uno dei più ampi nuclei di opere autografe. «Nonostante la prodigiosa qualità della sua migliore produzione - dichiara Alessandra Quarto, direttore del Museo Poldi Pezzoli - non era mai stato intrapreso un progetto espositivo monografico dedicato ad Andrea Solario, se si eccettua una mostra organizzata al Louvre nel 1985-1986 e dedicata ai dipinti francesi. Una scelta coraggiosa soprattutto in un momento in cui sempre più si assiste alla proliferazione di mostre che puntano più a proporre figure già note per aumentare il numero di visitatori che non ad accrescerne il livello culturale tramite mostre di ricerca». Un’occasione unica, dunque, per riscoprire storia e talento di uno dei pittori più originali del pieno Rinascimento, oltre che per ammirare il tributo contemporaneo di Robert Wilson che al maestro ha dedicato una sua installazione. Nato probabilmente a Milano da una famiglia di scultori e architetti – i Solari– originaria di Carona, sul lago di Lugano, è fratello del più noto scultore Cristoforo, con cui condivise la bottega nella parrocchia di San Babila. La mostra, che riunisce 24 capolavori del maestro grazie a straordinari prestiti con opere mai giunte in Italia, è suddivisa in tre sezioni che seguono gli spostamenti di Andrea, prima a Venezia, con il fratello, poi in Francia per tre anni e infine a Milano.
Nella città lagunare, dove conosce l’opera di Giovanni Bellini e dove si firma: “Andreas Mediolanensis”, Andrea da Milano, secondo l’usanza degli artisti attivi lontano da casa, perfeziona la tecnica a olio e si lascia sedurre dalle cromie smaltate e luminose della tavolozza veneta che lo caratterizzeranno per tutta la sua carriera. La seconda sezione è dedicata al soggiorno francese, chiamato nel 1507 (un decennio prima di Leonardo) dal cardinale Georges d’Amboise ad affrescare la cappella del suo castello di Gaillon, poi distrutto dai rivoluzionari. Per questo munifico mecenate, Solario realizza alcuni dei suoi più importanti dipinti, tra cui la celebre Madonna del cuscino verde, uno dei più riprodotti della storia dell’arte. Infine, nella sezione dedicata a Milano, sono riuniti alcuni capolavori della ritrattistica, dove Solario eccelse, come il Ritratto di donna del Castello Sforzesco, e il Ritratto del grancancelliere Gerolamo Morone di collezione privata. In occasione dell’esposizione – come accade spesso nelle mostre di ricerca del Poldi Pezzoli - è stata avviata un’importante campagna di restauri e analisi diagnostiche condotte in Italia dal CNR e in Francia dal Laboratorio di Restauro del Louvre - per indagare la tecnica esecutiva di Solario dalla giovinezza alla maturità.
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