IL FASCISTA
Il medico che nega l'Olocausto
Gianantonio Valli e il negazionismo: "I cadaveri? Malattie letali dovute alla guerra"
«Questo è l’angolo del diavolo».
Sorride, Gianantonio Valli, mentre accompagna al secondo piano della sua villa di Cuveglio giornalista e fotografo. Per quest’ultimo, una richiesta: niente immagini. Ed è qui, nelle librerie protette da vetri, in tutto circa duemila volumi, che il medico di base della Valcuvia mostra l’oggetto «di studi durati anni, oltre venti, con approfondimenti su mondialismo e massoneria, controstoria della liberazione, negazionismo».
Valli è il medico assurto all’onore delle cronache per le sue simpatie fasciste («Sì, sono fascista»), come il quotidiano on line di Repubblica ha riportato sabato 13 luglio, parlando delle sue spiccate propensioni, esemplificate in un concetto: la presenza del busto di Hitler e di riviste dello stesso tenore in sala d’aspetto, a disposizione dei pazienti.
«Vede riviste antisemite qui? Oppure la famosa testa di Hitler? - chiede Valli, 64 anni, medico con studio al piano terra della sua villa immersa nel verde - Altro è quello che le ho mostrato al piano di sopra: ma si tratta in quel caso, se ne può rendere conto anche lei, della mia libreria che fa parte dei locali della mia casa. E non è aperta al pubblico».
Valli si riferisce appunto all’angolo del diavolo, come lo chiama: lì le sue teorie negazioniste non lasciano spazio al dubbio. E c’è anche il busto di Hitler, insieme a svastiche e pagine originali incorniciate de "Il regime fascista" fondato da Roberto Farinacci (giornalista, segretario del Partito Nazionale Fascista, ucciso dai partigiani nel 1945, ndr). Oltre a libri a tema antichi e moderni in tedesco, francese, inglese.
«Ma un conto è il mio pensiero, al quale ho dedicato vent’anni di studi e di approfondimenti che hanno portato a "I complici di Dio", la mia opera omnia di 5.000 pagine, che ho terminato nel 2009, e un conto è sostenere che io indottrino i miei mutuati - rivendica Valli -. Io non mi sono mai nascosto nè ho nascosto le mie idee. Ma non sono io il ragno all’interno della ragnatela».
Uscendo dall’ambito della sua professione medica, Valli è comunque il secondo esponente del revisionismo in Italia dopo Carlo Mattogno.
Ovvero di tesi che negano le azioni di sterminio nei confronti degli ebrei nella Germania nazista, in particolare nei campi di concentramento ritenuti luoghi di lavoro per categorie di persone potenzialmente pericolose.
«A questi temi ho dedicato le mie "Note sui campi di sterminio" - dice il medico, mostrando anche questo volume - Che cosa posso dire? Anche nei miei confronti si è tentato di fare quanto si sta facendo in tanti Stati, Spagna esclusa, e cioè impedire di discutere del problema dell’Olocausto perchè se ne offende la memoria. Ed è per la stessa ragione che non si vuole mettere in discussione la sentenza del tribunale di Norimberga (contro i criminali di guerra, secondo i negazionisti basata su prove e testimonianze false o falsificate, ndr), del ’46».
Ma lei nega la morte di milioni di esseri umani, dottore. E dopo anni di sofferenze atroci: la letteratura, da Primo Levi ad Anna Franck, racconta i fatti di chi c’era. E sono testimonianza di un dolore inenarrabile.
«Lo so, rischio di passare per pazzo quando dico che l’Olocausto è una definizione...».
Che si basa sull’uccisione di sei milioni di persone.
«I revisionisti contestano questo, su tre fronti: la volontà specifica di sterminio, il numero dei morti, e lo strumento, cioè le camere a gas. In realtà le vittime ebraiche vanno da 500 mila a un milione. Sa quanti sono stati i tedeschi feriti dopo l’8 maggio 1945? Otto milioni. E le camere a gas non sono mai esistite».
Evidentemente neanche i mucchi di cadaveri, ritenuti frutto «di malattie letali dovute al periodo di guerra».
Il medico è convinto di essere «solo una pedina in un gioco molto più grande: dal quale viene tutto questo tentativo di screditarmi, perchè di questi argomenti non si può discutere».
Eppure ne stiamo parlando: questa è la libertà.
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