NATURA
Il Parco Pineta piace: tutti cercano l’orso
Ma i veri pericoli sono cinghiali e cervi

La forza delle parole, non solo quelle pronunciate. Gira una voce che potrebbe assomigliare alla classica leggenda metropolitana da prendere con le molle, secondo cui il presunto avvistamento di un orso nel Parco Pineta ha fatto proseliti e ci sarebbero persone, o gruppi di persone, che percorrono l’area protetta sperando di scorgere l’animale fra la fitta vegetazione. Alberi e arbusti che coprono quasi 5 milioni di metri quadrati di terreno a cavallo fra le province di Varese e Como. Bisogna però fare attenzione perché nel Parco, al di là della storia dell’orso che appare quanto mai paradossale, ci sono davvero gli animali e la prudenza è obbligatoria, così come è obbligatorio seguire i percorsi segnalati.
A braccia aperte
Quando riferiscono al presidente Mario Clerici che starebbe montando l’orso mania dentro l’area protetta, allarga le braccia: «Con tutte le proposte che mettiamo in campo per valorizzare il Parco, mi rifiuto di pensare che ci si concentri sulla presenza di un orso di cui, è davvero il caso di dirlo, non c’è traccia. Monitorare il territorio è un nostro dovere e, grazie al personale e alle Guardie Ecologiche Volontarie lo facciamo ogni giorno, ma penso che, al momento e non avendo prove, questa situazione potrebbe essere stata generata da una suggestione che ha generato una possibile fake news».
Precisazione opportuna per restare con i piedi per terra e per vivere il Parco attraverso i 140 chilometri di sentieri, le aree coltivate, alcuni luoghi legati alla storia come il borgo di San Bartolomeo al Bosco oppure siti legati alla scienza con l’osservatorio o l’EcoPlanetario.
Allarme cervi
Il Parco della Pineta è conosciuto soprattutto per l’immenso patrimonio arboreo che custodisce. Ma da qualche decennio la fauna selvaggia ha letteralmente invaso il territorio provocando una vera e propria sollevazione da parte dei proprietari di boschi e campi coltivati. I problemi più significativi sono dovuti ai cinghiali, ormai veri propri padroni dell’area protetta. È di questi giorni l’ennesima denuncia di diverse incursioni a seguito delle quali alcune aree sono state devastate dagli ungulati. Incursioni delle quali è stato messo a conoscenza lo stesso presidente Clerici che, insieme con i suoi collaboratori e soprattutto nel rispetto della legge, cerca di risolvere un problema molto complesso soprattutto quando si parla di tenere sotto controllo la proliferazione di questi animali. Ma la nuova denuncia con tanto di devastazione di aree agricole è legata a un altro aspetto: «Penso sia arrivato il momento - le parole del presidente - di dire con chiarezza che siamo di fronte a un vero e proprio allarme per la presenza dei cervi che sono aumentati e per i quali il Parco non ha praticamente mezzi di contrasto». Anche i cervi sono al centro di polemiche legate alle loro incursioni dentro le aree coltivate. Due fratelli, proprietari di un appezzamento di terreno nei pressi della zona Pracallo, hanno fatto sapere che quest’anno non pianteranno né patate né granturco dopo la brutta esperienza dello scorso anno quando un cervo (o forse più di uno), saltando la recinzione, si è introdotto nel loro ronco e ha fatto strage ci culture vanificando le loro fatiche.
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