OCCUPAZIONE
L’ondata Beko può travolgere 6.000 lavoratori
L’attuazione del piano che prevede 541 esuberi sarebbe «una catastrofe» anche per l’indotto

La consapevolezza di quanto l’attuazione del piano di riorganizzazione di Beko Europe sconvolgerebbe tante vite ha caratterizzato l’assemblea pubblica convocata martedì sera, 26 novembre, in sala Verdi a Biandronno. Il rischio che, a fronte dei 541 esuberi annunciati, si potrebbe arrivare al coinvolgimento di circa seimila lavoratori dell’indotto, ha fatto sì che in tanti, con ragione, utilizzassero il termine «catastrofe». È stato il sindaco Massimo Porotti, con le sigle sindacali Fim Fiom e Uilm a convocare l’incontro, aperto a tutti. E la sala si è riempita.
VIETATO ARRENDERSI
Non si è trattato di tirare i remi in barca, anzi! Ma che sia un percorso che non possa essere lasciato soltanto nelle mani dalla politica locale è stato chiaro a tutti. L’appello è rivolta al Governo, l’unico che può costruire un argine contro chiusure e tagli. Tanti i sindaci che hanno voluto essere presenti. Il tema scotta. Tiziano Franceschetti della Fim Cisl ha ribadito che sono stati annunciati 541 esuberi sulla fabbrica frigoriferi e che dei 718 esuberi di impiegati in Italia si stima che un terzo potrebbe essere ricondotto a Cassinetta: numeri spaventosi, ma mai come quella cifra, 6mila persone, coinvolte nell’indotto sul territorio tra negozi, attività commerciali, legati e non direttamente a Cassinetta.
APPELLO ALLE ISTITUZIONI
Chiara Cola, coordinatrice di fabbrica e rappresentante Uilm, come Luciano Frontera della Fiom Cgil, hanno caldeggiato che le istituzioni invitino il Governo a mettere in campo tutte le sue forze per evitare questa lenta e costante deindustrializzazione. In altre parole la Beko deve scordarsi di fare in Italia quello che ha fatto in Polonia e in Inghilterra, licenziando tutti. Sia il vicepresidente della Provincia, Giacomo Iametti, sia il consigliere regionale Emanuele Monti hanno invitato all’unità delle forze politiche.
LA POVERTA’ FA PAURA
Molto preoccupati i sindaci. «Dobbiamo divenire portatori attivi di questo messaggio al governo –ha specificato Gianluca Coghetto, primo cittadino di Besozzo - E’ fondamentale, altrimenti l’impoverimento del territorio diventerà eccessivo. Già i Servizi Sociali faticano ora ad assolvere a tutte le richieste». Della stessa opinione il sindaco di Varano Borghi Maurizio Volpi nel mettere in evidenza i problemi sociali che si verrebbero a creare, e nel ribadire la necessità di presentare una voce univoca al governo. La parola “unità” vale per Massimo Porotti, Lorenzo Baratelli, primo cittadino di Ternate, e Massimo Parola, di Gavirate: «Bisogna evitare qualsiasi tipo di azione solitaria» afferma quest’ultimo. Ricorda l’esperienza della Ilma Plastica, la ditta, chiusa nello scorso mese di ottobre, per fallimento. Delle 18 persone che si erano presentate in comune per chiedere collaborazione, 13 sono già state ricollocate. «Ma qui i numeri sono diversi, per questo bisogna agire con unità di intenti», conclude.
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