IL DECALOGO PADANO
Il vero lombardo? «Ecco le dieci caratteristiche»
Il leghista Marco Pinti le indica sul sito “Il Bobo” dedicato a Maroni. E cita Zamberletti, Ambrosetti, Bossi e Berlusconi. Riflessioni e ironia
In dieci punti l’identikit (e il Dna) del lombardo. Li ha delineati Marco Pinti, già segretario cittadino della Lega a Varese, sul sito dell’associazione “Il Bobo”, creata da Stefano Bruno Galli e alla quale aderiscono figure di spicco del Carroccio come Giancarlo Giorgetti, Attilio Fontana e Stefano Candiani, per ricordare e portare avanti l’opera di Roberto Maroni, l’ex ministro e governatore scomparso tre anni fa.
Ecco il decalogo, corredato da figure lombarde che ne incarnano le caratteristiche. «Un lombardo è una persona che è sempre dietro a quello che fa» scrive Pinti aggiungendo tre frasi tipiche: «Vieni a fare un aperitivo? Non posso, sono ancora dietro a studiare»; «Scusa se non ti ho risposto, ero dietro a tagliare il prato»: «È un periodo che, guarda, tutti i giorni son dietro a un problema nuovo». Pinti quindi chiosa: «Non è che ci nascondiamo, ma preferiamo che le nostre azioni parlino per noi».
Secondo tratto distintivo: «Un lombardo non concepisce il potere senza l’idea del “fare”». Ed ecco i nomi che interpretano questa virtù: Giuseppe Zamberletti, la Protezione Civile; Alfredo Ambrosetti, il Forum Ambrosetti; Umberto Bossi, la Lega; Silvio Berlusconi, la Fininvest e il Milan.
Terzo: «Un lombardo si sente soprattutto europeo, perché è stato tedesco per 200 anni (X-XI sec.), spagnolo per 150 (XVI- XVII sec.), francese per 50, in due comode rate (XVI-XIX sec), austriaco per 150 (XVIII-XIX), italiano per 160 (XIX-XX-XXI). E Pinti precisa poi con ironia: «Bresciani e bergamaschi fanno storia a parte, tanto per cambiare».
Quarta caratteristica: «Un lombardo non capisce la felicità. O meglio, non si fida». «Mai sentito un lombardo dire “sunt felis…». «Un lombardo, al massimo, è “alegher”. Dal latino: “alacer”, alacre, attivo, industrioso». «Siamo allegri quando solo quando stiamo combinando qualcosa» conclude Pinti.
Cinque: «Un lombardo crede di poter risolvere qualsiasi problema con un’infrastruttura adeguata. Non importa che sia una strada, un ponte, un aeroporto, un sistema di irrigazione, una protesi bionica, un’agenzia matrimoniale, un mazzo di fiori, un taglio di capelli, un corso di yoga: basta che la soluzione sia un qualcosa, un quaicoss».
Sei: «Un lombardo è sempre in imbarazzo quando deve chiedere per sé. È capace di trovare un beneficio sociale, una ragione di sistema, un rimbalzo positivo di Piazza Affari, pur di non ammettere di avere bisogno lui, e lui solo, di qualcosa che non ha. Ma appena gli capita di chiedere per qualcun altro, allora diventa Robin Hood».
Settima caratteristica: «Un lombardo non è semplicemente ingenuo. È incantato dal suo stesso disincanto. Diego Abatantuono, praticamente».
Otto: «Un lombardo prova un primordiale stupore davanti a qualsiasi reato. La frase “salutava sempre” non suona bene con nessun altro accento».
Nove: «Un lombardo capisce davvero un concetto soltanto se riesce a farlo ridere. Per esempio, che “il treno è sempre il treno”».
E infine, il decimo: «Un lombardo legge solo articoli brevi e questo è già quasi al limite».
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