L’INCHIESTA
Indagato anche il sindaco
Cavallin sui social: «Ipotesi abuso d’ufficio e omessa denuncia. Sono estraneo, danno gravissimo per il Comune». Venerdì l’interrogatorio del funzionario “despota” e dei due imprenditori arrestati

C’è anche il sindaco Marco Cavallin tra i 26 indagati nell’ambito dell’inchiesta della Guardia di Finanza che ha portato in carcere il geometra Walter Bardelli.
A rivelarlo, martedì sera, è stato lo stesso Cavallin, con una nota sui social. «Ho appreso che al sottoscritto vengono mosse alcune contestazioni riguardanti abuso d’ufficio e omessa denuncia. Fin d’ora posso dire di essere pienamente e totalmente estraneo a qualsiasi responsabilità: sono sereno». Cavallin si è detto «molto preoccupato, direi sgomento, per il danno economico che la collettività indunese sembrerebbe avere subito da queste condotte illecite».
Si svelano intanto nuovi dettagli sull’inchiesta della Guardia di finanza. «Autoritario e burbero, si impone con minacce (anche fisiche) non solo nei confronti dei suoi sottoposti ma addirittura nei confronti del segretario comunale, suo diretto superiore». Così viene definito il geometra Walter Bardelli, funzionario del settore Manutenzioni del Comune di Induno Olona, nell’ordinanza con cui il gip Alessandro Chionna lo ha spedito in carcere con l’accusa di aver ricevuto tangenti per pilotare l’assegnazione dei lavori pubblici a favore di imprese “amiche”.
Un’accusa, corruzione, che ha portato in cella anche Davide Bergamasco, 49 anni, di Cunardo, agente di commercio e legale rappresentante della GBR Rossetto (definito «un faccendiere, in cerca di affari spesso poco chiari, per usare un eufemismo»), mentre Silvana Moretti, 88 anni, titolare di un’impresa edile di Varese, ha ottenuto gli arresti domiciliari. La sua ditta, la Felps, in realtà è «costituita da due operai e un furgone, e ha quale unico cliente il Comune di Induno», e come principale fornitore proprio la Gbr: «Si tratta però di false fatture il cui scopo è celare le tangenti pagate dalla Felps a beneficio di Bardelli», si legge nel provvedimento del giudice per le indagini preliminari.
Le misure cautelari sono state eseguite lunedì mattina dai militari della Guardia di Finanza, al termine di un’indagine della Compagnia di Gaggiolo che coinvolge complessivamente 26 persone, accusate a vario titolo di corruzione, truffa, peculato, abuso d’ufficio, riciclaggio, emissione di fatture false. Un’inchiesta che ha fatto emergere «un quadro di grave e atavica illegalità nella gestione delle gare e delle procedure di affidamento diretto dei servizi e delle forniture». Non semplici irregolarità amministrative, insomma, ma «condotte delittuose finalizzate a favorire solo talune imprese che, da decenni, continuano a percepire costantemente denaro dal Comune». E il « deus ex machina del malaffare che da anni ingenera un rilevante danno alle finanze» municipali era proprio il geometra cinquantenne, il cui «comportamento dispotico» era «verosimilmente dettato dall’esigenza di impedire che i suoi sottoposti potessero interferire o comunque porre in luce i suoi “loschi affari”».
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