GIORNATA A TEMA
«Insegnare a scuola l’educazione affettiva»
La proposta dell’Ordine degli assistenti sociali e dell’Ordine psicologi Lombardia per prevenire la violenza sulle donne «radicata in modelli culturali»
«La violenza contro le donne, e più in generale contro chi subisce discriminazioni fondate sul genere, non è soltanto un’emergenza sociale ma un fenomeno strutturale, radicato in modelli culturali che spesso legittimano il controllo, la dipendenza, la sopraffazione. Contrastarla significa agire non solo sull’intervento, ma sulla prevenzione, sulla cultura del rispetto e sulla formazione delle nuove generazioni». Questo il messaggio lanciato oggi, martedì 25 novembre, “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, dall’Ordine degli assistenti sociali della Lombardia e l’Ordine psicologi della Lombardia.
«Come professionisti della relazione d’aiuto, assistenti sociali e psicologi lavorano ogni giorno accanto a donne, minori e famiglie, nei servizi territoriali, nelle scuole e nei centri di ascolto. È proprio da questa esperienza che nasce la convinzione che nessuna azione di contrasto possa prescindere da un lavoro educativo e culturale profondo» si legge nella nota congiunta.
«NEI PROGRAMMI SCOLASTICI»
«Le priorità comuni - scrivono assistenti sociali e psicologi - sono dunque quelle di rafforzare le reti territoriali integrate di prevenzione e sostegno (psicologi, assistenti sociali, servizi sanitari, scuole, enti locali) capaci di intercettare precocemente segnali di rischio, promuovere la formazione continua dei professionisti su dinamiche della violenza di genere, stereotipi culturali e strumenti di intervento multidisciplinare, sostenere politiche che garantiscano autonomia economica e sicurezza abitativa a chi sceglie di uscire da percorsi di violenza e inserire stabilmente l’educazione affettiva e al rispetto all’interno dei programmi scolastici, come investimento strategico di prevenzione».
«Il 25 novembre – spiega la presidente del Croas (Ordine assistenti sociali) Lombardia, Simona
Regondi – non può essere solo una data simbolica. È il momento per ricordare che la prevenzione della violenza inizia molto prima dell’intervento: in famiglia, a scuola, nei contesti educativi. L’educazione affettiva nelle scuole non è un tema opzionale, ma una necessità civile». «Educare a riconoscere le emozioni, a vivere relazioni paritarie, a comprendere il consenso e a superare gli stereotipi di genere significa agire alle radici della violenza - aggiunge Simona Regondi-. Come professionisti, siamo pronti a collaborare con le istituzioni e con il mondo scolastico perché questa diventi una prassi diffusa e concreta».
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