L’INCHIESTA
Insubria, lettere anonime e dimissioni
Un “corvo” punta il dito contro due bandi universitari

L’unica certezza, al momento, è che la commissione giudicatrice del concorso per un ricercatore di storia contemporanea all’Insubria si è dimessa. Se ciò possa essere collegato in qualche modo ai veleni e ai sospetti che da mesi infiammano la vita universitaria - esplosi clamorosamente con la denuncia presentata dal prorettore di Como, Stefano Serra Capizzano, contro il rettore Angelo Tagliabue, che ha portato all’apertura di un fascicolo per diffamazione e violenza privata - è tutto da dimostrare.
Del resto, il documento con cui alla fine di gennaio il responsabile dell’area Risorse umane e finanziarie dell’ateneo ha annullato la “discussione pubblica” della procedura di selezione, proprio per le dimissioni di tutti e tre i membri della commissione, non ne spiega le ragioni. Né abbiamo ancora avuto risposte dai diretti interessati, da noi contattati via email. Gli uffici dell’Insubria adesso dovranno nominare i nuovi commissari.
LE LETTERE ANONIME
Ma quella selezione per la sede di Como - come evidenziato anche da un’inchiesta della Provincia di Como - era da tempo al centro di pettegolezzi e insinuazioni. Ombre messe nero su bianco in un documento anonimo arrivato anche alla nostra redazione - nel quale si faceva persino nome e cognome della candidata che sarebbe stata “predestinata” alla vittoria finale - e che vanno ad aggiungersi a quelle contenute in un’altra lettera non firmata e relativa a un altro bando. Anzi, a dire il vero la missiva era sottoscritta da colui (o colei) che si definisce “un collega/amico spettatore interessato”. Che l’ha fatta circolare non solo tra il personale dell’università varesina-comasca ma anche tra i docenti di lettere classiche di mezza Italia, oltre che tra gli stessi membri della commissione d’esame. Un addetto ai lavori, insomma, evidentemente ben informato. Nello scritto si fa esplicito riferimento proprio al concorso per ricercatore in letteratura greca. Un posto che sarebbe stato contestato fin dalla sua istituzione, tanto che avrebbe persino suscitato un acceso dibattito all’interno del consiglio di amministrazione dell’Insubria, poiché l’ateneo non ha un corso di laurea in lettere antiche. E anche in questo caso il “corvo” punta i riflettori su uno dei candidati, quello “interno”, che avrebbe un “profilo scientifico deboluccio e discontinuo” rispetto agli altri nove concorrenti. Un corvo che conclude augurandosi che «il lavoro della commissione premi il candidato o la candidata che risulterà più qualificato/a, resistendo alle sirene delle richieste locali, anche per prevenire inutili e fastidiosi contenziosi».
«ILLAZIONI FANTASIOSE»
Che legame può esserci tra queste lettere - che contengono “le illazioni più fantasiose”, come lo stesso autore scrive, precisando però che “spesso a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca, come diceva quel tale” - e le indagini della Guardia di Finanza varesina, avviate proprio a partire dagli esposti del prorettore? Lo stesso Serra Capizzano, quando a gennaio era diventata di dominio pubblico la notizia dello scontro istituzionale, aveva ammesso, tramite il suo avvocato Marta Gilli, di aver presentato, a giugno dello scorso anno, non una ma più denunce. Ipotizzando, tra l’altro, anche dei possibili episodi di falso. Ma dalle Fiamme Gialle - i cui uomini a ottobre 2021 avevano “visitato” il Rettorato di via Ravasi, acquisendo diversi documenti e ascoltando persone informate sui fatti - trapela la conferma che gli accertamenti eseguiti sono relativi esclusivamente ai conflitti tra i numeri uno e due dell’ateneo, ma non a procedure di assunzione o a presunti concorsi irregolari.
Nessuna dichiarazione sulla vicenda, invece, da parte dei vertici della Procura della Repubblica di Varese.
© Riproduzione Riservata