L’ACCUSA
«Ci tratta come animali»
Le testimonianze dei dipendenti del vivaio Zazzera: il titolare arrestato per caporalato

«Ci tratta come animali (...), c’è un continuo riciclo di personale perchè la gente non resiste (..) ti umilia, ti grida in faccia anche alle persone, non puoi sbagliare ... Lui è onnipotente, lì dentro può fare tutto quello vuole e noi dobbiamo subire in silenzio, guai a rispondere».
Così una lavoratrice dell’azienda florovivaistica «Vivai Zazzera» di Inveruno ha messo a verbale davanti alla Gdf il clima di soggezione messo in atto dal titolare, Sergio Zazzera, 53 anni, arrestato oggi per caporalato su circa 110 persone, dal 2010 in poi, nell’inchiesta del pm di Milano Donata Costa.
I racconti dei lavoratori sono agli atti delle indagini. «Finiti i venti giorni di prova - ha spiegato la lavoratrice - ho continuato a lavorare senza firmare nessun contratto, così sulla parola ... la mia paga oraria media è di circa 3,60 euro».
Una realtà lavorativa, come si legge negli atti, «Fondata sul disconoscimento totale dei diritti dei lavoratori e sullo sfruttamento del personale, con metodi intimidatori e dittatoriali».
«Sentivo Sergio urlare spesso con le ragazze alle casse - ha spiegato un’altra lavoratrice - e con i ragazzi extracomunitari che stavano nelle serre, trattava loro come animali (...) C’era un clima di paura». E un’altra ancora: «Lui guardava tutto dalle telecamere ... noi avevamo l’ansia perchè c’erano tutte ‘ste telecamere in giro e non potevi neanche fiatare».
Un altro ha messo a verbale di essere stato «preso a schiaffi».
Secondo l’accusa, infatti, Zazzera avrebbe sottoposto i lavoratori a metodi di sorveglianza, anche con l’utilizzo delle telecamere a circuito chiuso. E non forniva nemmeno i presidi anti infortunistici prescritti per legge. Una delle due impiegate indagate (l’inchiesta è stata chiusa) era addetta proprio al «reclutamento del personale».
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