PREZZI ALLE STELLE
La benzina, il gasolio e lo Stato tartassatore
Accise, Iva, adeguamenti sospetti: il caro carburante e le possibilità di intervento.

Chissà, magari sul prezzo della benzina e del gasolio si mettono tutti d’accordo: la politica, il governo, i benzinai, gli autotrasportatori, le famiglie, le imprese, gli automobilisti con le utilitarie e quelli con i suv. Altro che un altro bonus. Un taglio secco alle tasse che gravano sul costo dei carburanti e via.
IL TONICO
Giù le tasse, uno slogan “condiviso” nell’anno pre-elettorale nel Paese della campagna elettorale permanente. Un colpo contro la risalita dell’inflazione. Una speciale iniezione di fiducia popolare nei giorni in cui il capo del governo, Mario Draghi, nota che «non siamo ancora in un’economia di guerra, ma dobbiamo prepararci». E quale migliore tonico di un calo del prezzo della benzina deciso dallo Stato tassatore (quando non tartassatore, ad esempio con la doppia imposizione come nel caso del 22 per cento iva che tassa proprio i carburanti già colpiti dalle accise) potrebbe oggi essere messo sul mercato? Risposta: no, non c’è migliore tonico. Ma è praticabile, e in che misura, una simile operazione? Sì e no, viene da dire. Vediamo.
LA PRATICABILITA’
Il prezzo dei carburanti è stabilito dai venditori (importatori, raffinatori, in grande parte le stesse compagnie petrolifere) sulla base delle quotazioni della materia prima, il petrolio Brent – al cui prezzo è ancorato anche quello del gas – negli ultimi mesi in forte rialzo e con impennate più frequenti dovute alla guerra contro l’Ucraina scatenata dalla Russia. Va poi considerata l’intera catena dei costi, a partire da quelli di trasporto, e i guadagni dei gestori dei distributori di carburante. Oggi il prezzo alla pompa della benzina scavalla in media i 2 euro al litro, con punte a oltre 2,3 e in marcia rapida verso 2,5. Il 7 marzo la benzina quotava in media 1,95 euro di cui il fisco era responsabile (con le accise a 72,8 centesimi e l’iva a 35,2 centesimi) per 1,08 euro a fronte di 87 centesimi di prezzo industriale. Il gasolio quotava invece 1,82 euro al litro, di cui 94 complessivi da addebitare al fisco a fronte di 88 centesimi di prezzo industriale. In entrambi i casi, benzina e gasolio, i prezzi tra i più alti in Europa. Va detto anche che la velocità e l’intensità con le quali i venditori adeguano, rispetto agli aumenti della materia prima, il prezzo alla pompa è altissima. E sospetta.
GLI “AUMENTI INGIUSTIFICATI”
Per il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, stiamo assistendo ad «aumenti ingiustificati» del prezzo dei carburanti, non esiste «una spiegazione tecnica» e esiste invece «una colossale truffa a danno di cittadini e imprese». Dati e trend alla mano si dimostra che circa un 5 per cento del prezzo della benzina odierno pagato dai consumatori è frutto di una ricarica opportunistica e speculativa che anticipa e amplifica le ricadute degli aumenti alla fonte imponendo commissioni d’intermediazione più alte (Federico Fubini, Il Corriere della sera 13 marzo).
IL PESO DEL FISCO
Ma il discorso nella sostanza non cambia se si torna al fatto che il prezzo industriale (cioè al netto delle tasse) per litro di benzina e gasolio è molto più basso rispetto alla media europea e diventa il più alto in Europa se invece consideriamo il peso del fisco. E dunque delle accise (che sono imposte indirette che finanziano il bilancio dello Stato, frutto di stratificazioni nel tempo volute dai governi per far fronte a emergenze e mai rimosse) alle quali si aggiunge infine l’iva che si scarica sul totale della somma frutto del prezzo industriale più accise.
L’INCASSO PUBBLICO
Nel complesso, lo Stato incassa con le tasse sui carburanti circa 30 miliardi l’anno. In teoria potrebbe decidere almeno un bel taglio, riducendo così il prezzo di benzina e gasolio. Ma dove e come trovare le necessarie coperture finanziarie? Cominciando ad aprire il quaderno della revisione della spesa pubblica, che quota ormai 1.000 miliardi l’anno? Sembra impossibile. D’altra parte, l’idea di tagliare le imposte sulla benzina è sempre più ricorrente tra le file dei partiti che chiedono un nuovo scostamento di bilancio. Non che sia originale (è stata anche una bandiera del governo giallo-verde Conte1 nel 2018 e non se ne fece poi nulla) ma è difficile passare dalle parole ai fatti. L’intera questione fiscale, dal catasto alla tassa “piatta”, ribolle ed è un terreno scivoloso nel rapporto tra maggioranza e governo. Una mano potrebbe darla l’Europa, aprendo alla possibilità di sterilizzare (taglio iva?) gli aumenti dei prezzi energetici. Ma ci vorranno gli argomenti giusti per aprire il varco.
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