STRADA KILLER
La tragedia di Alessio, la lettera degli amici, il silenzio della madre
Choc e dolore per la morte del 19enne gallaratese Alessio Napolitano. E’ deceduto in seguito all’incidente avvenuto a Busto Arsizio nella notte di venerdì
Verso sera, ieri, i compagni di scuola che fino allo scorso giugno avevano condiviso con Alessio gioie e dolori sui banchi dell’istituto Ponti di via Stelvio, si sono radunati insieme per darsi forza l’un l’altro. «Amavi la tua moto più di ogni altra cosa. Era la tua libertà, il tuo modo di respirare, la tua grande passione», hanno scritto in una lettera indirizzata all’amico che avevano ritrovato per una serata in compagnia a vacanze finite, lo scorso settembre, perché il gruppo non aveva voluto perdersi di vista dopo la maturità.
La notizia della morte di Alessio Napolitano – vent’anni da compiere alla vigilia di Natale – tra i suoi amici ha cominciato a circolare nel pomeriggio. «Spero che non sia lui», dicevano all’inizio i suoi ex insegnanti di via Stelvio, mentre sui telefonini si rincorrevano le prime informazioni. «Un pugno nello stomaco che ti lascia senza fiato», lo sfogo di una prof che l’aveva accompagnato fino alla maturità, quando è arrivata la certezza. Alessio si era diplomato l’estate scorsa in informatica.
IL SILENZIO DISPERATO DELLA MADRE
L’altro giorno, quando la sua moto è rimasta coinvolta nell’incidente che è costato la vita al ragazzo, stava tornando a casa, a Gallarate. Lo ha spiegato ieri la mamma, per poi rifugiarsi in un silenzio disperato. Come sia avvenuto con precisione lo schianto mortale lo dovranno ricostruire le forze dell’ordine che sono intervenute sul luogo dell’incidente e hanno condotto i rilievi. Resta lo choc della famiglia e dei coetanei. «Oggi il nostro cuore è più pesante che mai», le parole che ieri i ragazzi che hanno studiato con Alessio hanno indirizzato all’amico «silenzioso, introverso, ma sempre presente» con il quale avevano condiviso anni di studi.
QUEL SORRISO TIMIDO
«Bastava il tuo sorriso, timido ma sincero, per farci capire che, anche senza tante parole, c’eri. Siamo sconvolti, increduli, feriti», hanno scritto. «In mezzo a questo dolore vogliamo ricordarti com’eri davvero: un ragazzo buono, leale, capace di affezionarsi profondamente. Vogliamo ricordarti ridere con noi, oppure chinare la testa mentre ascoltavi musica, o illuminarti quando la conversazione finiva sulle moto». Poi il saluto che non si immaginavano di dover dare così presto: «Ciao Alessio. Che la strada su cui ora corri sia leggera».
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