IL PROCESSO
La villa non è autorizzata, il matrimonio è solo simbolico
La cerimonia di Cunardo non aveva valore legale. I neo sposi lo hanno scoperto mentre erano in luna di miele: «Ci hanno truffato»

«Mentre eravamo in viaggio di nozze a Praga abbiamo scoperto di non essere sposati». Nel processo per truffa che vede imputati i due gestori della villa in cui si svolse il matrimonio “simbolico”, ieri – lunedì 28 aprile – hanno preso la parola gli sposi, due giovani della provincia di Como che furono costretti a celebrare nuovamente le nozze perché la cerimonia di Cunardo non aveva alcun valore legale (la coppia, nel frattempo, ha già divorziato). Nei guai era finito anche l’allora sindaco Angelo Morisi, al quale veniva contestato pure il peculato per aver incassato 300 euro in contanti («Per regolarizzare la cerimonia», ha spiegato lo sposo). La sua posizione era stata però stralciata e il procedimento si è già chiuso con un patteggiamento davanti al giudice per l’udienza preliminare.
LA RICOSTRUZIONE IN TRIBUNALE
Il matrimonio finito sulla scrivania del giudice del Tribunale di Varese, Davide Alvigini, risale all’ottobre del 2018. «Trovammo quella location attraverso un sito internet – ha raccontato la donna (costituitasi parte civile con l’avvocato Sabrina Cannizzaro) –. I gestori ci offrirono un pacchetto da diecimila euro che comprendeva banchetto, auto d’epoca, musica e rito civile con il sindaco, il quale fece anche firmare le carte a noi e ai testimoni. Prima dell’evento ci chiesero di consegnare tutti i documenti necessari. Ma quando mio marito, qualche settimana dopo, richiese il certificato per il congedo matrimoniale, dal Comune ci dissero che le nostre nozze non erano registrate. Non risultavano». La coppia partì per la luna di miele, interrotta però dalla telefonata di uno dei responsabili della villa: «Ci disse che c’era stato un disguido e che saremmo dovuti tornare a Cunardo per firmare i documenti, che sarebbero stati retrodatati. Poi ci telefonò anche il sindaco. Ma noi ci siamo rifiutati di farlo, perché ci sembrava una cosa strana». I due comaschi (lei classe 1996, lui 1985) si rivolsero quindi ai carabinieri, convinti di essere stati raggirati. Le nozze, quelle vere, furono poi celebrate a maggio del 2019 a Mozzate. «Quando firmammo il contratto a maggio – ha proseguito la giovane – ci dissero che da giugno la villa avrebbe avuto le autorizzazione per quelle funzioni». Insomma, sarebbe stata stata considerata sede distaccata del municipio e quindi la cerimonia avrebbe avuto pieno valore legale. Ma ieri l’attuale sindaco, Giuseppina Mandelli, ha precisato che la struttura non «ha mai avuto l’autorizzazione per celebrare matrimoni civili. Venivano fatte cerimonie simboliche
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