LA SENTENZA
Lavena, bruciò la casa della ex: tre anni e due mesi
Agì per gelosia mentre la donna era in vacanza in Messico

È stato condannato a tre anni e due mesi di reclusione per avere appiccato il fuoco nella casa della sua ex mentre lei era in vacanza.
Cristiano Cerrone, 37 anni, era accusato di incendio, violazione di domicilio e furto.
Il giudice, al termine del processo celebrato a Varese, gli ha inflitto una pena di due mesi più alta rispetto a quella chiesta dal pm. Dovrà anche risarcire la donna, costituitasi parte civile: l’entità dell’indennizzo sarà stabilita in una successiva causa civile, nel frattempo è stata disposta una provvisionale di seimila euro.
GENNAIO 2020
La vicenda risale al 22 gennaio 2020. All’origine del gesto la gelosia. Un gesto che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, fu preceduto da messaggi su WhatsApp e anche da un post minatorio su Facebook («Prima o poi tutti crepano... e tu sarai la prima»). I carabinieri arrestarono Cerrone qualche settimana dopo: in casa sua trovarono una confezione di accendifuoco e un giubbotto compatibile con quello indossato dall’incendiario la notte del raid. Notte in cui una vicina di casa, insospettita dal trambusto proveniente dal piano di sopra, chiamò il 112 ma scattò anche alcune foto all’uomo che scappava da via Zoni e che lei stessa riconobbe come l’ex fidanzato della padrona dell’appartamento.
ERA GELOSO
Per l’accusa, Cerrone non accettava la fine della relazione e per questo quella notte, mentre lei era in Messico, decise di scardinare la porta d’ingresso e poi dar fuoco al letto e a un divano, peraltro in un alloggio con il soffitto in legno. Soltanto il tempestivo intervento dei pompieri evitò conseguenze peggiori. Dalla casa, inoltre, sparirono un casco da motociclista, le casse dello stereo e un anello da lui regalato alla giovane.
Il difensore dell’imputato aveva proposto di derubricare il reato di incendio in danneggiamento, chiedendo inoltre di dichiarare l’incapacità di intendere e di volere del suo assistito al momento del fatto perché avrebbe agito sotto l’effetto di stupefacenti.
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