L’ALLARME
Un milione e mezzo contro la frana
Gli esperti: «Quando piove possono esserci spostamenti di qualche metro

Nuovi punti di controllo e strumenti innovativi per vedere se c’è ancora un rischio frana a Cadegliano. Con l’impegno che, a braccetto con altri lavori di manutenzione, il monitoraggio e le comunicazioni possano essere più tempestive e coordinate. Sono questi gli argomenti più significativi emersi ieri, venerdì 4 ottobre, a Lavena Ponte Tresa, dov’è stato ospitato l’incontro «A cavallo del fiume Tresa: prevenzione e gestione comune delle emergenze».
Un’emergenza che si chiama frana e che, nonostante gli smottamenti si siano ridotti al lumicino, è un po’ come un vulcano dormiente, seppure attivo.
Un argomento serissimo, soprattutto per questo territorio. Già perché nel 2002 venne giù la montagna, si mangiò centinaia di metri di strada e ci vollero cinque anni per ricostruirla, con Cremenaga che restò isolata dal resto dell’Italia e costringendo il traffico a passare, per un quinquennio, dalla Svizzera. Da allora non ci sono stati più dissesti disastrosi, grazie anche alle attività di prevenzione e controllo portate avanti. E oggi? Come sta e cosa si farà per la frana di Cadegliano che incombe sulla valle delle Tresa e sulla Strada provinciale 61, fra Cremenaga e Lavena Ponte Tresa? Si tratta di una montagna di metri cubi di terra che, se non fosse curata, sistemata, monitorata, ha già dimostrato di poter fare danni impressionanti. Ecco perché, il nuovo progetto Interreg italo-svizzero sulla valle Tresa, metterà sul campo 1,5 milioni di euro fino a maggio 2022, anche per mantenere dormiente la frana, così come avvenuto dal 2002 a oggi, a parte qualche fenomeno.
In sintesi, la situazione rimane potenzialmente pericolosa, ma sotto controllo: «Gli eventi franosi - ha detto Alessandro Uggeri, della Idrogea servizi - sono rari e legati alle precipitazioni. Talvolta il fronte Est dello smottamento si muove a blocchi. La frana può rimanere ferma per mesi poi, quando piove, registriamo fratture o spostamenti importanti di qualche metro, in pochi giorni. L’acqua si infiltra, le rocce galleggiano, pesano meno e quindi si spostano».
Il rischio è che cadano sulla strada e sul fiume.
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