LA NOVITÀ
Le arachidi made in Uboldo
La scommessa di due agricoltori che investono sul territorio

Le coltivazioni uboldesi come quelle del Sudamerica: anche qui nascono le arachidi, le noccioline americane che per crescere hanno bisogno di un clima caldo e senza sbalzi di temperatura. Per la fioritura la pianta necessita di almeno 20 gradi, mentre per la maturazione dei baccelli la temperatura ideale è fra i 25 e i 30 gradi: per questo viene coltivata soprattutto in Brasile, Bolivia, Cina, India, Nigeria e Stati Uniti. È dunque una grande sfida quella di coltivare le arachidi nei campi di Uboldo, per giunta nei pressi della trafficata Saronnese.
Un orto speciale
L’iniziativa, che ha il sapore di una scommessa già vinta, è di Roberto Lainati e Stefania Forbiti, che hanno allestito un orto davvero speciale. Lainati ha una lunga esperienza in fatto di agricoltura ma questo non gli toglie la voglia di continuare a sperimentare e trovare nuove soluzioni per preservare e proteggere la terra e il suo eco-sistema fatto di microrganismi, insetti utili, lombrichi e piante che tutti chiamano “malerbe” ma che, invece, si rivelano utili per proteggere il sistema naturale. Affiancato dall’amica Stefania, che ha fatto diverse esperienze in aziende agricole biodinamiche sparse in giro per l’Italia, Roberto ha deciso di dar vita a un orto in cui tutto è considerato parte di un insieme prezioso da custodire e preservare: con dedizione e fatica, preparano una coltura permanente, disturbando il meno possibile la flora e la fauna. Il luogo scelto si trova a Uboldo, dietro l’azienda “Port + Tend”, dove stanno allestendo un orto di 1.100 metri quadrati, lanciando la loro sfida al clima e alla natura avversa: coltiveranno ortaggi, piccoli frutti, erbe aromatiche, piante officinali e fiori.
Dulcis in fundo, persino le arachidi, cosa davvero sorprendente in un ambiente come quello del nord Italia: «In realtà non è solo una questione climatica», spiega Stefania: «L’arachide è una leguminosa che per crescere sotto terra ha bisogno di un terreno morbido, che di solito non è presente in queste zone. Abbiamo quindi realizzato delle ‘baulature’, ovvero montagnette di terra sopra cui abbiamo sparso ramaglie che oltre a dare nutrimento ne mantengono la consistenza morbida. In questo modo i baccelli hanno la possibilità di entrare sotto e formarsi».
Tutto biologico
Nonostante le avversità meteorologiche che mettono a dura prova tutto l’ecosistema, purtroppo sempre più frequenti negli ultimi anni, il 2020 ha dato grandi soddisfazioni negli altri orti coltivati da Roberto e Stefania per consumo personale. «La filosofia che accompagna questo progetto è offrire alimenti coltivati nel pieno rispetto della vita, animale e vegetale, con un occhio di riguardo: oltre a essere gustosi e freschi, devono essere anche pieni di vita», sottolineano: «Perché un ortaggio, una volta tagliato, per mantenersi fresco attinge alle sue capacità vitali e quindi, man mano che i giorni passano, perde la sua vitalità».
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