SALA NUMM
«Le Brigate Rosse erano anche qui nel Varesotto»
Marco Mancini, ex capo dei servizi segreti, ha raccontato la lotta al terrorismo e il controspionaggio in Mediorente. «L’Iran vuole la bomba atomica»

«Il controspionaggio offensivo usa qualsiasi strumento che la scienza e la tecnica mettono a disposizione, ma il primato resta al fattore umano». Dove cybersicurezza, droni e satelliti non arrivano, «lo spazio tra le righe», ecco subentrare l’intuito che coglie uno sguardo e lo interpreta, che individua ad esempio nell’andatura di una camminata, ora più lenta o più spedita del solito, un imminente pericolo. Parola di Marco Mancini, lo 007 più famoso d’Italia, a lungo a capo dell’intelligence italiana, che ieri, sera, mercoledì 25 giugno, ha “vuotato il sacco” nell’incontro organizzato dal Comune di Gorla Maggiore alla sala Numm. In platea oltre centro persone, tra cui vari amministratori locali. Soddisfatto il sindaco di Gorla Maggiore, Pietro Zappamiglio: «Un grande evento, un grande ospite».
Mancini, 65 anni, ora in pensione, è autore del libro “Le regole del gioco” in cui racconta quarant’anni di attività, prima nella Sezione speciale anticrimine dei carabinieri guidata dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, poi nei servizi segreti italiani, di cui è appunto arrivato al vertice.
«LE BR ERANO ANCHE QUI»
Nella prima vita professionale, quella che lo ha visto sul fronte della lotta al terrorismo di sinistra e di destra negli anni di piombo, Marco Mancini ha catturato numerosi brigatisti. Una operazione su tutte: l’arresto di Sergio Segio, il comandante Sirio, che guidava Prima Linea e si era reso responsabile di omicidi. L’intuito - eccolo lì il fattore umano - portò Mancini e un suo collega a bloccarlo (l’inafferrabile Sirio era tra i latitanti più ricercati d’Italia) in una fredda giornata di gennaio a Milano. Fu proprio Mancini, all’epoca molto giovane, a seguirlo e avvicinarsi a lui puntandogli la pistola alla tempia. «Mi disse, non ammazzarmi». «Era famoso perché brindava a champagne pensando alle vedove degli uomini che aveva ucciso».
Gli aneddoti, nella serata di ieri al Numm, hanno tenuto il pubblico col fiato sospeso. È la storia contemporanea raccontata dalla voce di uno dei protagonisti. A porre le domande, il giornalista della Prealpina, Pasquale Martinoli.
«QUELLA VOLTA A BAGHDAD»
Da agente segreto sul campo, Mancini ha quindi descritto la scena che lo vide, in una moschea a Baghdad, circondato da undici fanatici armati di Kalashnikov. Puntati contro di lui e pronti ad esplodere. In quella circostanza drammatica, usò uno stratagemma per ingerire la scheda del telefono sulla quale erano registrati nomi e numeri di informatori. Fosse entrata in possesso del nemico... E qui si può intuire l’umano senso della paura. «C’è, ma se sei dalla parte del giusto la affronti nel modo migliore». Già.
L’ARRESTATO NON COLPEVOLE
Anche a Mancini, nel periodo della lotta al terrorismo rosso, è capitato di prendere un granchio. Aveva tutti gli indizi precisi (e confermati da pentiti) per risalire a uno delle Br accusato di banda armata. Andrò ad arrestarlo. Ma nonostante un’incredibile somiglianza e una catena inimmaginabile di perfette sovrapposizioni, era la persona sbagliata. Che cosa rivelò poi che si trattava di un errore? Uno fumava (il vero brigatista), l’altro no.
«I TERRORISTI ANCHE QUI»
Per non avendo casi eclatanti di big della lotta armata fermati sul territorio, anche il Varesotto è stato teatro di ampie indagini, appostamenti e di arresti (non eccellenti ma comunque di spicco). Lo ha confermato Mancini. Due affiliati al terrorismo orbitavano proprio a Gorla Maggiore. «Nel Varesotto abbiamo posto in essere molte catture di appartenenti alla colonna Walter Alasia. Gran parte di queste persone siamo poi riusciti a farle pentire».
«POTEVA ESSERE IL NOSTRO 11 SETTEMBRE»
Mancini in Medioriente era di casa. Parla anche arabo. Ha sperimentato con successo il metodo varato dall’intelligence italiana: il controspionaggio offensivo, ovvero reclutare gente del posto (ben introdotta) per avere informazioni. Questo ha permesso, nel 2004, di scongiurare un “11 settembre”: 390 chili di tritolo e C4 erano pronti a far saltare l’ambasciata italiana in Libano. Nel libro “Le regole del gioco” questa operazione - coordinata da Mancini - è racconta per filo e per segno in 23 pagine.
IRAN E BOMBA ATOMICA
La drammatica attualità. L’Iran. «Dobbiamo partire presupposto - il commento di Mancini - che l’Iran, almeno questo è il mio pensiero, è l’autore, il mandante, il finanziatore del 7 ottobre del 2023 di Hamas verso Israele. E dobbiamo pensare, questo è sempre il mio pensiero, che a seguito del bombardamento che c’è stato nei siti nucleari, questo ha solo rallentato la fine, l’inizio o la prosecuzione del programma nucleare iraniano: sono convinto che il materiale che viene arricchito attraverso gli isotopi dell’uranio sia stato stato spostato prima del bombardamento. Quindi credo che sia stato solo rimandato un qualcosa a cui vogliono arrivare gli iraniani: la bomba atomica».
LA FOTO CON RENZI
Mancini è salito alla ribalta della cronaca anche per l’incontro in un autogrill con Matteo Renzi, all’epoca già ex premier. Fu scattata una foto pare da un’insegnante di passaggio e diffusa agli organi di stampa. Si scatenò un putiferio. Che portò, in ultimo, al pensionamento di Mancini. Che si erano detti all’autogrill? «Semplice scambio di auguri di Natale, era il 23 dicembre» la versione dell’ex capo dell’intelligence. Sul caso, tanti ci hanno ricamato. Quella casuale foto lascia aperti ancora interrogativi e sospetti. Fu scattata da chi voleva fare fuori Mancini?
«NO GRAZIE»
Curiosità: ora che è in pensione, Marco Mancini collabora ancora con qualche organismo, mette ancora a disposizione la sua alta specializzazione nell’attività di intelligence? Il diretto interessato ha rivelato di aver ricevuto un’offerta milionaria da un Paese attivo nelle dinamiche attuali dei conflitti. «Ho detto di no. Perché avendo sempre avuto a cuore il bene dell’Italia, non esiste la collaborazione con chi potrebbe in qualche modo rappresentare per noi una minaccia».
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