IL PROCESSO
«Assolvete Lazzarini»
L’arringa della difesa. «Fratus? Un ingenuo»

«Chiara Lazzarini è stata descritta dal pubblico ministero come una manipolatrice priva di senso della legalità, interessata a collocare le persone a lei gradite nei posti nevralgici della pubblica amministrazioni. I toni usati in requisitoria mi hanno molto colpita, sono stati davvero duri. Il pm ha fondato tutto sulle intercettazioni telefoniche come se il dibattimento avesse rappresentato un fastidioso ostacolo, ha ignorato le risultanze probatorie e i testimoni».
Ieri, venerdì 6 marzo, in aula - dopo la discussione degli avvocati di parte civile Vanessa Ragazzi, Elisabetta Di Matteo e Carlo Delle Piane - è partito il contrattacco degli imputati.
Davanti al giudice Daniela Frattini hanno preso la parola gli avvocati Enrico De Castiglione, Alessandra Zanchi e Maira Cacucci per discutere le posizioni dell’ex assessore Chiara Lazzarini e dell’ex sindaco Gianbattista Fratus.
I tre legali non hanno mostrato incertezze: l’accusa «non sta in piedi perché non è stata turbata nessuna gara». E come ha sintetizzato De Castiglione, stemperando un po’ la tensione, «no gara, no party». Molto meno gioviale la risposta della collega Zanchi alla requisitoria del pm Nadia Calcaterra.
«Capisco i ruoli, le contrapposizioni, le questioni dialettiche. Ma non gli attacchi gratuiti alla sfera personale», ha rimarcato alludendo alle conclusioni del pm che alla scorsa udienza aveva stigmatizzato la scelta di Lazzarini di non farsi mai interrogare in fase di indagine. «Il pm ha parlato di presunti motivi di salute, come se la mia assistita non stesse davvero male. E invece stava male, molto male. E al di là che sia diritto dell’indagato decidere se farsi interrogare e da chi, il perito Nicola Poloni aveva constatato una patologia psichiatrica accompagnata da ansia e umore depresso», sintomi dovuti ai sette mesi di arresti domiciliari, ma non tanto per la limitazione della libertà.
«Il tema più doloroso emerso dalla perizia è quello legato al padre, alla sua malattia, al senso di colpa per non potergli stare vicino in un momento così delicato per la salute», ha spiegato l’avvocato Zanchi. Aggiungendo: «Bisogna avere rispetto della sofferenza degli altri, anche quando sono imputati».
Il pomeriggio è stato incentrato sulla figura dell’ex primo cittadino. L’avvocato Cacucci ha premesso un concetto, agganciandosi alle conclusioni delle parti civili che non hanno quantificato l’entità del danno, che dovrà essere calcolato in via equitativa. «Ci mancherebbe anche che chiedessero i danni. Ma quali danni avrebbero causato gli imputati alla pubblica amministrazione? Gli unici danni sono quelli provocati dai giornalisti, con articoli e titoli sulla caduta di massa del consiglio comunale e sul “sistema Legnano”».
Il punto è: «La politica e le determinazioni politiche che diventano azioni amministrative non devono entrare in un processo». E dopo una satira su «quella cattivona della Lazzarini contro quell’orso di Letterio Munafò, che è duro», ha fatto notare picchiando le nocche sul banco, l’avvocato Cacucci ha richiamato l’attenzione sulla natura innocua di Fratus. «È un uomo semplice, a volte non si esprime con termini appropriati, è un ingenuo che tende a fidarsi degli altri, magari non conosce le procedure. Ma lui ha sempre pensato agli obiettivi da raggiungere per la città, vi sembra un uomo assetato di potere?».
Si torna in aula il 20 marzo per le arringhe del codifensore Alessandro Bernasconi e dell’avvocato Cesare Cicorella, legale di Maurizio Cozzi.
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