IL CASO
Terrorizza medici e infermieri
Sputi e urina al Pronto soccorso, arriva la Volante

Non basta l’emergenza Coronavirus ad affliggere le strutture sanitarie: domenica 29 marzo, all’ospedale di Legnano, medici e infermieri hanno dovuto fronteggiare un sessantaseienne in pieno delirio, un irriducibile tossico in crisi d’astinenza che, non sapendo dove procacciarsi l’eroina in questo periodo di super limitazioni, ha pensato di ovviare con il metadone.
Non trovando nessuno propenso a fornirglielo ha perso la testa e alla fine è stato arrestato dalla polizia per resistenza a pubblico ufficiale.
Ieri mattina, lunedì 30 marzo, difeso dall’avvocato Piera Valli, è comparso davanti al giudice Daniela Frattini per il processo direttissimo chiesto dal pubblico ministero Francesca Parola.
«Non mi ricordo nulla di quel che è successo, ero troppo ubriaco», ha spiegato. D’accordo con il pm d’udienza Federico Mazzella, l’uomo ha patteggiato tre mesi con il beneficio della sospensione condizionale della pena, essendo lui incensurato.
Dunque il pomeriggio del sessantaseienne è iniziato con la spasmodica e affannosa ricerca di droga in ogni angolo della città, avendo cura di non incrociare le forze dell’ordine che sennò gli avrebbero contestato la violazione delle direttive della Regione e del Governo.
Niente da fare, neppure un pusher al lavoro. Ha provato allora a giocarsi la carta clinica: ha raggiunto il pronto soccorso e, senza ovviamente aspettare il suo turno, ha subito supplicato una dose di metadone, poi dalle pietose implorazioni è passato alle pretese arroganti, dopo di che ha attaccato con gli insulti e con le minacce, infastidendo e allarmando pure gli utenti in attesa della visita.
Visto il muro invalicabile del personale che non ha ritenuto opportuno accontentarlo, il sessantaquattrenne ha incominciato a sputare dappertutto e addosso a tutti. La fase di follia ha toccato il picco quando ha deciso di slacciarsi i jeans e di correre in giro urinando in ogni angolo, contro dottori, infermieri e pazienti.
Facile immaginare il panico che è dilagato, anche perché - al di là dei gesti ripugnanti a prescindere - il terrore di contrarre il Coronavirus ossessiona la collettività.
Gli operatori sanitari si sono letteralmente barricati dentro gli uffici e hanno allertato il 112.
In ospedale è arrivata la squadra volante e non appena gli agenti hanno cercato di avvicinarlo per chiedergli almeno i documenti, il legnanese si è avventato contro di loro con le stesse modalità: sputi, fiotti di urina, minacce di morte.
Acchiapparlo è stata un’impresa difficilissima, il legnanese - che oltretutto aveva bevuto oltremisura sperando così di sedare il bisogno di stupefacenti - scalciava e picchiava gli operanti con forza incontrollabile. Ce ne sono voluti quattro per infilarlo nella macchina di servizio. E in commissariato non è andata molto meglio, tanto che dalla camera di sicurezza di via Gilardelli l’uomo è stato trasportato in questura a Varese, dove gli spazi sono meglio attrezzati per affrontare soggetti irrequieti.
Ieri mattina a quanto pare aveva perso la memoria di quanto combinato il giorno precedente. Al giudice ha spiegato che a Legnano era tornato solo per vendere una casa in comproprietà con il fratello, il resto della famiglia è in Inghilterra ed è lì che intende tornare (dove a quanto pare sa a chi rivolgersi quando deve rifornirsi).
Imprigionato dalle restrizioni imposte per arginare l’epidemia, dovrà tenere duro ancora qualche settimana.
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