TRASPORTO PUBBLICO
Tutti contro Molino Dorino
Lo spostamento del capolinea penalizzerebbe i pendolari. Quaglia: «Sala non può mettere i bastoni tra le ruote a chi raggiunge Milano per lavorare»

Tutti contro la soppressione del bus diretto Legnano-Milano Cadorna. Fra le votazioni cui sarà chiamato il consiglio comunale nella seduta del 2 ottobre una, almeno, avrà la certezza dell’unanimità; la mozione stesa dal consigliere di Legnano futura Stefano Quaglia, sottoscritta da tutti i gruppi consiliari tranne Partito democratico e Insieme per Legnano che, comunque, in aula voteranno sì.
Dopo i social la politica
I giorni scorsi hanno visto sui social scatenarsi la protesta contro la probabilissima ipotesi di trasferimento del capolinea della Z602 da via Paleocapa alla fermata della metropolitana di Molino Dorino nel gennaio 2020; un tam tam motivato dai tempi stretti entro i quali si devono produrre le osservazioni alla bozza di programma di bacino per il trasporto pubblico locale; il 14 ottobre. Non si è fatta, quindi, attendere l’iniziativa di uno dei rappresentanti politici da sempre più attenti ai temi del trasporto pubblico, Quaglia appunto. Il rappresentante di Legnano futura ha approntato un testo, prima presentato alle forze di maggioranza, in seguito alla riunione dei capigruppo di lunedì sera per raccogliere la massima condivisione (possibilmente l’unanimità del consiglio) delle istanze, quindi dare forza alle stesse.
Urbi et orbi
Ma Quaglia, come più volte ha dichiarato nei suoi interventi negli anni da consigliere, non ha mai letto il tema trasporti in ottica cittadina, piuttosto con una visione di territorio ampio di cui ha spesso riscontrato la mancanza nelle istituzioni. Naturale, quindi, indirizzare la stessa mozione anche al presidente del Patto dei sindaci dell’Alto Milanese, Walter Cecchin, impegnato nel tardo pomeriggio di lunedì in una riunione con gli omologhi del territorio. Vero che è una minoranza dei 22 Comuni a essere interessata dalla soppressione del bus diretto per Cadorna, ma la ratio è quella di formare una massa critica coesa agli occhi dell’Agenzia dei Trasporti, della Città Metropolitana e della Città di Milano. E questo perché –piaccia o meno– ha più possibilità di farsi sentire chi alza più la voce, indipendentemente dalle ragioni dei suoi argomenti.
Il tempo e il denaro
Nel merito la mozione analizza le conseguenze dello spostamento del capolinea alla luce della situazione attuale: portare a Molino Dorino l’arrivo del bus significherebbe un esborso supplementare di circa 250 euro l’anno e un’ora in più al giorno per gli spostamenti dei pendolari. Questo, nel caso i viaggiatori per lavoro scegliessero di continuare a usare lo stesso mezzo di trasporto. Alternativa sarebbe l’incremento del volume di traffico automobilistico, con le sue ricadute sull’inquinamento atmosferico e sul congestionamento viabilistico, visto che la linea ferroviaria è sovrassatura, come lamentato da tempo dal comitato pendolari.
Milano e dintorni
Nella mozione si osserva la necessità di mantenere i livelli di servizio attuali nel servizio pubblico per l’Alto Milanese alla luce di quanto è in atto in altre zone della Città Metropolitana di Milano, ossia potenziamenti di trasporti pubblici, anche tramviari, mentre da queste parti nulla è all’orizzonte. Quaglia non si mostra comprensivo verso il primo cittadino di Milano che sta cercando di impedire l’accesso in città di traffico dalla cerchia metropolitana. «Ricordo a Sala che non è soltanto primo cittadino di Milano ma anche sindaco metropolitano. In quest’ottica non può mettere i bastoni fra le ruote di chi raggiunge Milano con un mezzo pubblico per lavorare; non dimentichiamo che anche i milanesi usano la Z602, che transita in zone non raggiunte dal metrò».
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