ACIDO CONTRO L’EX
È stata «colpa» delle Iene
Le motivazioni della sentenza di condanna a sette anni e dieci mesi a Sara Del Mastro

«Va bene tutto, va bene la denuncia, ma non le Iene»: Sara Del Mastro, quando gettò l’acido sul volto di Giuseppe Morgante, si era avvicinata al suo ex per scongiurarlo di bloccare il servizio delle Iene. «L’intervento degli operatori della trasmissione è come se avesse scatenato in me qualcosa che non sono riuscita a reggere», aveva del resto dichiarato subito dopo l’arresto.
Forse, se Morgante non avesse coinvolto le telecamere per denunciare la sua stalker, l’aggressività di Sara non sarebbe esplosa. Forse.
Il gup Tiziana Landoni non lo scrive nelle motivazioni della condanna a sette anni e dieci mesi inflitta alla donna lo scorso 25 maggio. Tuttavia nelle 37 pagine depositate nei giorni scorsi, sono riportate le conclusioni del perito psichiatrico Nicola Poloni, anticipate da Prealpina ad aprile. Poloni, pur dichiarando la trentanovenne capace di intendere e di volere, aveva diagnosticato un disturbo borderline di personalità che si manifesta «in esplosioni di rabbia, nell’incapacità di elaborare situazioni di perdita e di abbandono e in atteggiamenti disforici». L’idea che il suo fallimento sentimentale sarebbe diventato argomento televisivo venne vissuto dalla donna «come un evento da cui sarebbero potute scaturire conseguenze catastrofiche alla sua immagine e al mantenimento del suo ruolo di genitore», tenuto conto che la figlia era già stata affidata ai Servizi sociali. «Mi ha dato fastidio che lui avesse interpellato le Iene e mi hanno dato fastidio loro e gliel’ho detto», raccontò al gip Nicoletta Guerrero la sfregiatrice difesa dagli avvocati Sandro Cannalire e Pierpaolo Proverbio. La trentanovenne - e il passaggio è riportato anche in sentenza - raccontò che le due inviate di Mediaset «sono salite in macchina e mi hanno fatto le domande. Io ho risposto ma non mi sono resa conto che ci fosse la telecamera. Non ho autorizzato nessuno alla pubblicazione». Non solo: Sara era convinta che l’ex si fosse rivolto prima alla tv e solo successivamente ai carabinieri. «Ero scombussolata per le Iene e ho pensato che dovessi fargli del male come lui aveva fatto a me».
Ma la pena inflitta con rito abbreviato e la provvisionale di 20mila euro avevano lasciato un retrogusto amaro nella bocca della vittima. Fuori dall’aula Giuseppe Morgante - che è assistito dall’avvocato Domenico Musicco - si era abbandonato a uno sfogo di rassegnazione, «non credo più nella giustizia», affermò. «Hanno sottovalutato tutti la vicenda perché io sono un uomo, grande e grosso, e lei una donna, me l’aspettavo che la sentenza sarebbe stata più bassa del previsto».
Oggi il legale di parte civile annuncia la volontà di agire per ottenere un giusto risarcimento dei danni subiti dal suo assistito. «Chiederemo i danni anche allo Stato per non aver protetto Giuseppe. È rimasto inascoltato quando aveva denunciato gli atti persecutori a cui era sottoposto. La provvisionale», sottolinea Musicco, «non è sufficiente alla luce di un danno così ingente». Il giudice stesso parla di «turbamento irreversibile dell’armonia e dell’euritmia del viso».
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