IL PROGETTO
Franco Tosi, ecco il piano
Dieci milioni di investimenti, ma 47 operai sono di troppo

Dieci milioni di euro nei prossimi tre anni per rilanciare la Franco Tosi, che nel prossimo futuro oltre che turbine per la generazione di energia elettrica metterà sul mercato anche compressori.
Solo che turbine e compressori saranno prodotti nello stabilimento della Bruno Presezzi a Burago Molgora, perché l’officina di piazza Monumento sarà smantellata. E di conseguenza, un totale di 47 dipendenti su 170 risulteranno di troppo.
NERO SU BIANCO
Le anticipazioni sono state confermate ieri, quando davanti ai funzionari di Regione Lombardia e di Confindustria Alto Milanese l’imprenditore Alberto Presezzi ha presentato ai sindacati il piano industriale atteso ormai da cinque anni. Presezzi non ha ancora potuto concludere il rogito dell’«area rossa», cioè i 36mila metri quadrati che rappresentano il cuore dello storico stabilimento di piazza Monumento (grande dieci volte tanto). La firma dovrebbe arrivare entro la fine del mese, ma fino ad oggi l’azienda ha già perso abbastanza tempo e la presentazione del piano industriale era diventata un’urgenza. Tanto più che le indiscrezioni moltiplicate nelle ultime settimane avevano cominciato ad agitare non poco i dipendenti, ovviamente preoccupati per l’ipotesi di nuovi licenziamenti. Presezzi ieri ha presentato nero su bianco il suo progetto: tra il 2020 e il 2022 investirà nella Tosi dieci milioni di euro, che si sommano ai due spesi per comperare l’area e ai quattro che in questi ultimi anni sono già stati investiti parte su Legnano, parte su Burago, dove sono stati montati i macchinari che non aveva senso mettere nelle aree in affitto. L’officina di Legnano però sarà chiusa, e così 47 dipendenti non serviranno più a niente. Oggi in Tosi una quarantina di operai sono già in cassa integrazione a zero ore: ieri non sono state specificate le mansioni né tantomeno i nomi di quelli di troppo, perché il sindacato non ha ritenuto di dover aprire una trattativa. Presezzi preferisce non commentare, al tavolo avrebbe detto di aver fatto «tutto il possibile per salvare la Tosi e chi ci lavora»; i sindacati lo accusano invece di non aver rispettato l’accordo che nel 2015 gli aveva permesso di comperare la fabbrica.
STRATEGIE DIVERSE
Il fronte però non è compatto: da una parte c’è la Fiom Cgil, rappresentata dal segretario Mirco Rota, che si rifiuta di sentir parlare di nuovi esuberi: «La trattativa si chiuderebbe in mezz’ora - afferma Rota -. Basterebbe stabilire quanto dare a chi va in pensione, quanto a chi va a Burago e quanto a chi resta a casa. Il problema è un altro: Presezzi si è impegnato a tenere la produzione a Legnano e a garantire i livelli occupazionali, ora non può fare marcia indietro».
Più flessibile invece il segretario della Fim Cisl Christian Gambardelli: «Lo scenario è cambiato, oggi non c’è lavoro - afferma -. Avvieremo una trattativa solo se anche la Fiom deciderà di sedersi al tavolo, ma dal nostro punto di vista i dieci milioni che Presezzi intende mettere su Legnano non sono comunque sufficienti per rilanciare l’azienda e garantire un domani nuova occupazione». Un nuovo capitolo dell’odissea della fabbrica simbolo della città è appena iniziato.
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