LA BASILICA
San Magno, messa incerottata
Avviati i lavori di restauro con il montaggio delle impalcature. Prosegue la raccolta fondi
Prima messa solenne con la basilica “incerottata”, quella di ieri, per i fedeli che si sono recati a San Magno per il tradizionale appuntamento domenicale: martedì sono, infatti, partiti i lavori di montaggio del grande ponteggio esterno, che servirà da appoggio a tecnici e operai incaricati di restaurare l’edificio simbolo di Legnano, la chiesa che meglio interpreta lo stile bramantesco, tra quante furono costruite nel Cinquecento.
Affidati all’impresa legnanese Donelli, vincitrice del bando emesso dalla parrocchia, i lavori sono finalizzati a porre rimedio ai segni, più o meno evidenti, del tempo, così come a problematiche emerse dallo studio diagnostico che l’architetto parabiaghese Luigi Terrenghi (progettista e direttore dei lavori), ha effettuato, per far sì che il restauro sia completato nella piena fedeltà ai materiali originali. Ed è proprio da questo studio che è emerso, ad esempio, che alcuni intonaci esterni ritenuti a base di calcio sono, invece, a base di cemento, il peggior materiale che si possa utilizzare, perché impedisce la traspirazione e, dunque, favorisce il formarsi dell’umidità.
Tale errore va ricollegato ad un intervento effettuato nel 1964 (cosa che non si sapeva e che è emersa dai giornali conservati nell’archivio parrocchiale), quando le superfici esterne della basilica vennero stonacate e poi nuovamente intonacate con un largo utilizzo di cemento, appunto. Porre rimedio alle problematiche, prima che sia troppo tardi, è pertanto lo scopo dei lavori che l’impresa Donelli andrà a realizzare e che comporteranno una spesa di 500mila euro.
Per coprire i costi, si è costituito un comitato, che ha lanciato una campagna di raccolta fondi denominata Anch’io restauro San Magno: l’iniziativa, che chiama tutti a raccolta per il bene della basilica, ha portato a suddividere idealmente la sua superficie esterna in 30 lotti e ad assegnare a ciascuno un valore economico.
Sulla base delle loro disponibilità, privati cittadini e imprese potranno così decidere quale lotto adottare, fornendo il loro contributo al risanamento di un edificio il cui significato va ben oltre quello religioso: si va da un minimo di 2500 euro per il restauro delle lesene in cotto e dei capitelli in pietra, sino a cifre decisamente più importanti, come i 24mila euro necessari per restaurare le decorazioni a graffito, inserite nei 24 tondi del tiburio, l’elemento architettonico che regge la cupola.
«La raccolta fondi sta andando bene – spiega Luca Vezzaro, che fa parte del Comitato- La sera stessa della presentazione dell’iniziativa, un privato si è fatto avanti per finanziare il restauro di tutto il blocco del portale in bronzo. Nei giorni successivi altri cittadini ci hanno contattato. E questo è solo l’inizio, perché non abbiamo ancora interpellato le aziende, che sono poi le principali destinatarie della divisione in lotti che abbiamo effettuato. Insomma- conclude Vezzaro- abbiamo segnali evidenti che la città ha compreso il valore di questo intervento e l’importanza di poter dire “anch’io ho restaurato San Magno”».
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