IL CASO
Uno su cento usa gli affitti concordati
Emergenza abitativa: permettono risparmi per tutti, ma pochi li conoscono

Cinquemila appartamenti vuoti, soltanto 59 affittati con i contratti concordati che permettono risparmi sia ai proprietari che ai locatari.
A Legnano l’emergenza dura da anni: per la qualità della vita e per la relativa facilità di accesso a Milano, prendere casa in città è un’operazione onerosa. Anche oggi che l’offerta in molti casi supera la domanda, i prezzi degli affitti non accennano a scendere.
Chi si rivolge al mercato difficilmente può trovare un bilocale in buone condizioni a meno di 500 euro al mese, non è raro incontrare chi per stare in affitto ne spende fino a 900.
E questo nonostante da due anni fa Comune di Legnano, sindacati inquilini e associazioni di proprietari abbiano sfruttato l’occasione offerta da un decreto legge per firmare un accordo studiato per calmierare i canoni.
ZONE E FASCE
In base a quell’accordo, la città è stata divisa in tre zone: centro, semicentro e periferie. Gli immobili che si trovano in queste tre zone sono poi stati divisi in tre fasce che tengono conto dello stato di manutenzione e dei servizi. Un appartamento con balcone, box, riscaldamento autonomo e ascensore costa ovviamente di più di uno che non li ha. Per ciascuna di queste zone e fasce sono stati fissati dei canoni annui minimi e massini per metro quadrato: il risultato è che un appartamento di cento metri quadrati in terza fascia in centro può costare un massimo 750 euro al mese, mentre per uno di cento metri quadrati in prima fascia in periferia ne bastano 291. Prezzi sicuramente interessanti per chi affitta, ma anche i proprietari hanno il loro guadagno: perché chi firma l’accordo può godere di sgravi sulla tassazione locale. C’è chi in un anno è riuscito a risparmiare anche mille euro.
TRA IL DIRE E IL FARE
Ma allora, perché tutti quelli che hanno una casa sfitta non aderiscono all’accordo? Secondo il Comune di Legnano, nel 2018 gli appartamenti affittati a canone concordato sono stati solamente 59, cioè uno su cento tra quelli sfitti che secondo uno studio della Cisl (datato ormai 2012) sono stati censiti in città. Il fatto è che all’accordo non è stata fatta molta pubblicità. Chi è già iscritto a un sindacato ne è informato, gli altri semplicemente non sanno che esiste e continuano a pagare di più. E poi se il primo anno per siglare il contratto bastava scaricare il modulo dal sito del Comune e farlo registrare all’ufficio Protocollo di Palazzo Malinverni, già nel 2018 le cose hanno cominciato a farsi più complicate. Oggi il contratto dev’essere compilato da un sindacato (Sunia o Sicet), che quindi se ne fa garante. Solo al termine dell’iter, il documento può essere registrato e diventa valido a tutti gli effetti.
Il risultato? A Legnano c’è gente che continua ad avere bisogno di una casa, e case che continuano a rimanere vuote. Nonostante esistano gli strumenti per fare tutti contenti.
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