LO SPETTACOLO
Lella Costa e l’attualità di Otello
Al teatro Manzoni di Busto. «Personaggi che ci volano intorno ancora oggi e ci fanno compagnia anche quando lo spettacolo finisce»

Vestita completamente di bianco su drappi bianchi che, appesi dall’alto, fanno da scenografia e diventano vele, abito nuziale, grembiule, tende, luoghi dietro cui ascoltare, Lella Costa ha narrato ieri sera, sabato 22 febbraio, dal palcoscenico del teatro Manzoni di Busto Arsizio “Otello” nella drammaturgia sua e di Gabriele Vacis. Mostrando come le parole usate e la storia raccontata quattrocento anni fa da William Shakespeare siano di un’attualità sorprendente e di quanto i suoi personaggi «ci volano intorno ancora oggi e ci fanno compagnia anche quando lo spettacolo finisce».
Manipolazione, sospetto e un amore che Otello dichiara di provare intenso verso Desdemona, ma che ci mette così poco a cadere sotto l’inganno di Iago, trasformandosi in quello che oggi ha il nome di femminicidio. Come se quelle parole fraudolente, quel tarlo che ci mette un nulla per impadronirsi della mente di un uomo la cui donna gli ha sempre mostrato fiducia e fedeltà, fossero più forti di ogni trasparenza e onestà. Più forti di ogni altro sentimento.
Raccontando la storia di Otello, Lella Costa fa continui riferimenti all’attualità, strappando applausi e anche risate, ma ponendo innanzitutto tanti motivi per riflettere. E sottolineando l’importanza delle parole, il loro spessore eccezionale, la loro forza, sia quando usate nel bene, sia quando usate per far male.
Il racconto, la necessità del raccontare ogni storia non “in due parole”, ma con attenzione, mostrandone i ritmi, le pause e le accelerazioni, sono i cardini sui cui si muove lo spettacolo. Mentre una straordinaria Lella Costa danza, canta, si muove davanti a quei teli bianchi, che sono anche le quinte dietro le quali scompare e riappare, dando voce e corpo e spessore a tutti i personaggi della tragedia shakespeariana che parlano allora come oggi. E che quando restano senza parole mostrano la loro completa debolezza, la loro caduta, l’incapacità di dare ascolto non solo alla ragione, ma anche e soprattutto ai sentimenti più veri e sinceri.
E quei drappi bianchi alla fine dello spettacolo vengono staccati dall’alto dall’attrice, che li piega su stessi, stringe a sé e poi lascia cadere sul palco, per stagliare su uno sfondo che assume i toni del viola le figure di Desdemona e Otello, giunte alla fine della storia. In un unirsi di voci che ripetono quanto accaduto e quanto sta accadendo, e in un unirsi di voci dall’esterno che da quelle dei personaggi shakespeariani diventano voci di oggi.
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