OPERAZIONE KREMISA
I boss chiedono lo sconto
’Ndranghetisti a processo, la difesa: «Celebrate il processo a Busto»

La cosca prende due strade processuali distinte: rito abbreviato per la maggior parte degli imputati arrestati a luglio con l’operazione Krimisa.
Il 22 gennaio, davanti al gup Anna Magelli, compariranno Vincenzo Rispoli, il figlio Alfonso, Emanuele De Castro, il figlio Salvatore, l’ex consigliere di Fratelli d’Italia Enzo Misiano, Mario Filippelli, Giuseppe Bevilacqua e gli altri soci attigui alla ‘ndrangheta che hanno optato per il rito abbreviato.
Almeno questo è quanto hanno preannunciato gli avvocati Lucia Corigliano, Michele D’Agostino, Antonio D’Amelio, Adriana Fiormonti e Tiberio Massironi.
Sarà affollata l’aula bunker di Milano: sono infatti ventisette i soggetti che hanno scelto i riti alternativi. Già previste altre nove date di udienza, fino al 30 marzo.
C’è invece chi vuole affrontare il dibattimento: Gianpaolo Laudani, il contabile assistito dall’avvocato Francesca Cramis è tra quelli. L’udienza davanti al collegio giudicante della sesta sezione del tribunale di Milano è prevista il 9 dicembre. «Presenteremo l’eccezione di incompetenza territoriale, le vicende contestate sono accadute nel territorio giurisdizionale di Busto, dunque è a Busto che deve svolgersi il processo», premette Cramis.
Stessa scelta attuata dagli avvocati Alberto Talamone ed Ermanno Talamone, difensori di Cataldo Casoppero e di altri nove coimputati.
L’indagine era partita dal pubblico ministero di Busto Rosaria Stagnaro che, con i carabinieri, aveva raccolto le prove della ricostituzione della ‘ndrina e dei suoi meccanismi, nonostante la pesante mazzata che dieci anni prima aveva preso con l’operazione Bad Boys.
Il fascicolo però dovette essere trasmesso alla direzione distrettuale antimafia di Milano per competenza funzionale. Ad agosto, poco dopo un mese dall’esecuzione delle ordinanze, è arrivata la svolta epocale per la cosca di origini cirotane in cui il siciliano De Castro si era guadagnato una posizione apicale: proprio lui, braccio destro di Vincenzo Rispoli, ha deciso di collaborare con la giustizia, «stanco di fare questa vita e per il bene di mio figlio». Il primo risultato del suo pentimento è stato il rinvenimento di esplosivo e armi nascosti vicino a casa sua. Ma sono numerosi e densi gli interrogatori a cui si è sottoposto e che per ora sono secretati. La sensazione è che tra quei verbali ci siano anche elementi per colmare i vuoti investigativi rimasti sugli omicidi che insanguinarono Lonate nei primi anni del 2000, contemplati nell’inchiesta Bad Boys ma mai ricostruiti nel dettaglio. Ma è solo una sensazione, appunto.
© Riproduzione Riservata