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Terremoto ‘ndrangheta, 34 arresti
Inchiesta nata a Busto Arsizio e incentrata sull’attività della “locale” Lonate-Legnano, in carcere numerosi volti noti. Vitale il giro dei parcheggi di Malpensa

Terremoto ‘ndrangheta, l’epicentro è a Lonate Pozzolo. È in corso dalle prime ore di oggi, giovedì 4 luglio, una vasta operazione antimafia che vede impegnati oltre quattrocento carabinieri sull’intero territorio nazionale, con il supporto di unità speciali, cinofile ed elicotteri.
I militari del Comando provinciale di Milano, nelle province di Milano, Varese, Cosenza, Crotone, Firenze, Udine, Ancona, Aosta e Novara, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 34 persone (32 italiani, un marocchino ed una donna rumena), di cui 27 in carcere e 7 agli arresti domiciliari, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, danneggiamento seguito da incendio, estorsione, violenza privata, lesioni personali aggravate, minaccia, detenzione e porto abusivo di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti (tutti aggravati poiché commessi avvalendosi del metodo mafioso ed al fine di agevolare le attività dell’associazione mafiosa), truffa aggravata ai danni dello Stato ed intestazione fittizia di beni, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico.
L’indagine, avviata dalla Procura di Busto Arsizio (pm titolare Rosaria Stagnaro) e coordinata dalla DDA di Milano, ha consentito di accertare che l’organizzazione era stata in grado di infiltrare gli apparati istituzionali e che, dalla seconda metà del 2016, era in corso un processo di ridefinizione degli assetti organizzativi della locale di ‘ndrangheta di Legnano – Lonate Pozzolo, a seguito della scarcerazione di due esponenti apicali della medesima consorteria criminale in forte contrasto tra loro.
Tra gli arrestati ci sarebbero volti noti delle cronache del Varesotto e dell’Altomilanese come Emanuele e Salvatore De Castro - padre e figlio - esponenti della famiglia Murano, Alfonso Rispoli (figlio di Vincenzo attualmente in carcere per l’omicidio Aloisio) e Mario Filippelli.
IL BUSINESS PARCHEGGI
Tra i filoni dell’inchiesta anche quello della gestione dei parcheggi intorno a Malpensa. Le cosche puntavano ai parcheggi attorno all’aeroporto e alla costruzione di nuove attività commerciali in aree nei comuni adiacenti. E’ uno degli aspetti che emergono dall’inchiesta denominata “Krimisa”. Il gip della procura di Milano ha disposto il sequestro di due parcheggi privati, “Malpensa Car Parking” e “Parking Volo Malpensa”, oltre a metà delle quote della società “Star Parkings”, che non si trovano nell’area aeroportuale. In totale il decreto ha consentito di sequestrare beni per un valore complessivo di 2 milioni di euro. I carabinieri sono riusciti a documentare summit criminali durante i quali, oltre alle questioni prettamente politiche, c’era anche la pianificazione imprenditoriale della cosca, i cui proventi erano investiti in parte nell’acquisto di ristoranti e di terreni per la costruzione di parcheggi poi collegati con navette all’aeroporto.
TUTTO UGUALE A PRIMA
«Negli ultimi dieci anni, nonostante le indagini e gli arresti, non è cambiato nulla. Le cosche sono ancora padrone del territorio».
A parlare è Alessandra Dolci, capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, durante la conferenza stampa per l’inchiesta "Krimisa".
«Il 23 aprile 2009 c'è stata l’indagine “Bad Boys”, il 18 agosto 2010 è arrivata “Infinito” e oggi siamo qui con “Krimisa”. Sono passati gli anni ma le cose sono rimaste identiche, abbiamo trovato anche gli stessi personaggi. Ma ci sono due note positive: anche noi non ci siamo mossi da qui e continuiamo a lavorare, ma soprattutto la presenza di un imprenditore che ha deciso di non sottostare alle minacce degli ‘ndranghetisti che gli impedivano di investire nei parcheggi dell’area dell’aeroporto di Malpensa».
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