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Lorenzo Lotto: tra i capolavori del genio del Rinascimento
L’Accademia Carrara lo celebra ospitando la Pala di San Bernardino. Fino al 30 giugno un itinerario per conoscere le perle a Bergamo

Nei primi anni del Cinquecento, essere pittore a Venezia significava misurarsi con la riforma tonale di Giorgione e, soprattutto, sfidare il grande Tiziano, la cui bottega deteneva il monopolio in città. Troppo, per un artista irrequieto, vicino alla sensibilità religiosa e alla semplicità del popolo, lontano dai committenti illustri dei colleghi. Per questo Lorenzo Lotto (1480-1566), nato in laguna, nel 1513 lasciò la città per rifugiarsi a Bergamo, nella provincia profonda dei domini veneziani, ai confini di questi con la Lombardia. L’aria pungente della Lombardia, così pregna di umori medievali – scriveva Rodolfo Pallucchini – era tanto più affine al temperamento del solitario e lunatico artista. Qui Lotto rimase fino al 1525, gli anni considerati dagli studiosi i più produttivi della sua carriera.
In occasione dei 500 anni dalla partenza di Lotto dalla città orobica, l’Accademia Carrara lo celebra ospitando (mostra a cura di Maria Luisa Pacelli) la Pala di San Bernardino, capolavoro proveniente dall’omonima chiesa, attualmente chiusa al pubblico. L’occasione prevede anche due momenti di approfondimento: in sala 10 sono radunate sette opere del maestro veneziano e dipinti di altri artisti coevi, tutti della collezione permanente, mentre al primo piano sono esposte (a cura di Filippo Maggia) le fotografie che Axel Hütte, tra i principali fotografi tedeschi contemporanei, ha dedicato alle opere di Lotto nelle chiese cittadine e presso l’Oratorio Suardi a Trescore Balneario. L’imponente pala d’altare, commissionata dai francescani di San Bernardino, firmata e datata 1521, è una Madonna con Bambino e Santi, una sacra conversazione ambientata non in un edificio religioso ma sotto un pesante tendone verde, da sagra paesana, tirato da quattro angeli equilibristi, che tentano in qualche modo di proteggere dal sole la Vergine. Il quinto angelo, al centro della scena, seppur intento nella scrittura, è come richiamato dalla presenza di chi osserva, facendosi tramite tra il pubblico e la rappresentazione. Una sorprendente iconografia che, secondo il critico Roberto Longhi, ispirerà Caravaggio per la figura dell’angelo del Riposo durante la fuga in Egitto della Galleria Doria Pamphilj di Roma. La presenza del dipinto all’interno della Carrara e la sua temporanea musealizzazione offrono al pubblico una prospettiva nuova rispetto a quella abituale, con la possibilità di gustare da vicino i dettagli e le raffinate cromie del pennello di Lotto.
L’Accademia Carrara è il punto di partenza ideale per un itinerario tra i capolavori di Lotto a Bergamo, alla scoperta (o riscoperta) della sua straordinaria eredità nel territorio. Durante il periodo di mostra sono infatti in programma visite speciali in museo e in città, dove Lotto ha realizzato i disegni per gli intarsi del coro in Santa Maria Maggiore, le popolaresche Scene della vita di Maria in San Michele al Pozzo Bianco, e la Pala Martinengo, la più grande mai realizzata dall’artista, cinque metri per due e mezzo, custodita nella chiesa di San Bartolomeo (la predella è all’Accademia Carrara). Infine, a Santo Spirito, che i Bergamaschi chiamavano chiesa dei Tasso, dal nome della famiglia che l’aveva restaurata a inizio Cinquecento, si trova la terza grande pala d’altare, un’altra sacra conversazione rallegrata da una schiera di angeli festanti con un agnello ai piedi del trono che sembra volersi liberare dalla stretta troppo affettuosa di un esuberante san Giovannino.
Allo scadere del suo soggiorno orobico Lotto si spinse a Ponteranica, all’imbocco della Val Brembana, dove la Scuola del Corpo di Cristo gli commissionò un polittico in sei scomparti. L’Angelo dell’Annunciazione vibra di una luce irreale, come una apparizione notturna. Lotto, scrive Pallucchini, traspone ciò che è corporeo nella sfera dell’irreale.
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