IL PROCESSO
«Rapinato sul treno». Ma l’accusato nega
Giovane dominicano aggredito da un connazionale per lo smartphone. La madre: «Lo chiamavano pitbull, avevamo paura»

Giovane dominicano aggredito e rapinato sul treno Cadenazzo-Luino: a processo un quarantenne suo connazionale.
La vicenda, risalente al febbraio del 2019, è stata ricostruita nell’aula del Tribunale di Varese. Davanti al collegio presieduto da Cesare Tacconi (a latere Rossana Basile e Marcello Buffa), però, la vittima dell’aggressione non s’è presentata e per la prossima udienza (in calendario il 7 dicembre) i giudici ne hanno disposto l’accompagnamento coattivo da parte delle forze dell’ordine. Il suo racconto è infatti fondamentale per ricostruire con esattezza ciò che accadde davvero quel giorno di due anni fa.
In quel vagone del Tilo, infatti, pare ci fossero soltanto loro due: il presunto aggressore, il quarantenne Edwin Ramon Perez Aracena, incensurato, e il ragazzo che ha denunciato l’aggressione. A raccontare il clima di paura vissuto dopo quel pestaggio è stata la madre della vittima, che ha riferito che l’imputato era noto a Luino - dove tutti i protagonisti della vicenda vivevano all’epoca dei fatti - con il soprannome di “Pitbull”. «Provate a immaginare perché...», ha detto la donna in aula. Sottolineando che aveva anche paura di incontrarlo per strada. Timori svaniti dopo che il quarantenne si è trasferito in Svizzera.
La testimone ha ricordando che, una volta sceso dal treno, il figlio tornò a casa in lacrime e con i segni delle percosse. Alla mamma raccontò che era seduto al suo posto e stava ascoltando la musica, quando l’aggressore lo prese per il collo e gli fece sbattere la testa contro il finestrino. Per poi strappargli lo smartphone. Caduto a terra, sarebbe stato ancora picchiato. Lesioni che furono poi documentate dal referto del Pronto soccorso dell’ospedale “Luini Confalonieri” di Luino (dal quale il giovane fu in seguito dimesso con pochi giorni di prognosi).
Ma quando la donna telefonò a Perez per un chiarimento, lui negò di essere il responsabile di quella aggressione.
Il telefonino incriminato fu successivamente trovato dai carabinieri di Luino - alla cui Stazione fu presentata la denuncia - a casa di una donna (anche lei originaria della Repubblica Dominicana) che dichiarò di averlo ricevuto proprio da Perez, amico di sua figlia.
Lo stesso imputato - difeso d’ufficio dall’avvocato Giacomo Mastrorosa - non è mai comparso in aula per raccontare la propria versione dei fatti.
Diverse le rapine sui treni segnalate negli ultimi anni nel Varesotto.
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