BATTUTE INFELICI VIA CHAT
Luino, l’ingiuria del comandante non è diffamazione
Attacco via FB di Casali a ipovedente, ma in appello arriva l’assoluzione

Diffamazione sul gruppo Facebook “Luino”. Anzi no. Solo ingiurie. Ma visto che le ingiurie sono state depenalizzate, il comandante della polizia municipale di Maccagno con Pino e Veddasca ha “strappato” l’assoluzione in appello. E proprio in virtù dell’assoluzione, il cinquantenne Andrea Casali, che nella chat aveva infilato una serie di battute infelici all’indirizzo dell’imprenditore luinese Gianfranco Cipriano, offeso in quanto ipovedente, si è visto azzerare, oltre agli 800 euro di multa, anche il pagamento di un risarcimento di 2mila euro e delle spese processuali sostenute dalla parte civile.
IL DIBATTITO VIA CHAT
Tutto era nato quattro anni fa da un dibattito sulla segnaletica stradale. In un post nel gruppo Fb più gettonato a Luino, Cipriano, all’epoca vicinissimo al M5S, non aveva lesinato critiche alla giunta Pellicini rispetto alla segnaletica stradale provvisoria di via Lugano. Gli aveva replicato a stretto “giro di post” il comandante, fratello di Alessandro, all’epoca vicesindaco di Luino, scadendo però in espressioni infelici. Qualche esempio? In un caso: «Ti sbagli. Solo che quando leggo c... mi pare giusto sottolinearlo. Soprattutto a chi ha problemi di vista», seguito da due emoticon di risata con lacrime. E ancora: «Mi verrebbe da scrivere “la lince”, ma ho rispetto per la gente sfortunata» e giù un altro emoticon con risata.
LA CONNOTAZIONE GIURIDICA
Sulle offese non ci piove. D’altronde, il deficit visivo di Cipriano era ed è cosa nota a livello locale. Altra cosa la connotazione giuridica da dare ai post incriminati. Il Tribunale di Varese li ha qualificati come diffamazione a mezzo chat perché il messaggio offensivo su un gruppo aperto è idoneo a raggiungere un numero indeterminato di utenti e perché Cipriano non era nelle condizioni di interloquire né di replicare istantaneamente con chi lo aveva offeso. Di tutt’altro avviso il difensore di fiducia dell’imputato, l’avvocato Corrado Viazzo, che, rifacendosi a una recente sentenza della Corte di Cassazione, ha visto accogliere il proprio atto d’appello. A suo dire, in questo caso ci sarebbe stata una sorta di continuità dialettica nella chat tra i due contendenti. Da qui la derubricazione da diffamazione a ingiurie e la conseguente assoluzione perché il reato non è più punito dal Codice penale.
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