Mafia
Mafia, sequestro da 15 milioni a prestanome di Vito Ciancimino
L'immobiliarista Alamia era punto riferimento Riina e Provenzano

Palermo, 20 dic. (askanews) - Beni per 15 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Palermo nei confronti del costruttore e immobiliarista Francesco Paolo Alamia.
L'indagine è stata condotta di finanzieri del GICO, al quale è stata affidata dalla Procura di Palermo - Sezione misure di Prevenzione, che nell'arco di 3 anni hanno sottoposto al setaccio atti giudiziari e informazioni patrimoniali che riguardano un arco temporale di oltre 50 anni.
La ricostruzione fatta dai giudici ha consentito di riscrivere una parte della storia economica, imprenditoriale e politica del Paese.
È stato necessario, infatti, assumere le dichiarazioni di decine di collaboratori di giustizia, rianalizzare gli esiti processuali del processo sulla cosiddetta "trattativa" così come quelli della vicenda collegata all'immobiliare INIM, coinvolta nella speculazione edilizia di Peschiera Borromeo (Mi) e a decine di fallimenti, per ottenere una visione di insieme di fatti accaduti anche grazie a quello che i giudici definiscono il "silenzio garantito dalle lungaggini processuali", su un soggetto che lo stesso Paolo Borsellino nel 1992, ad una domanda del giornalista Zagdun, diceva sapere in affari con Vito Ciancimino.
Pur non essendo mai stato condannato per reati di associazione mafiosa, Alamia è considerato negli anni '70 e '80 socio e prestanome di Vito Ciancimino, nonché imprenditore di riferimento di Provenzano e Riina, socio di Marcello Dell'Utri e in contatto con mafiosi del calibro di Antonino Cinà, Saro Riccobono, Salvatore Micalizzi.
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