IL DIBATTITO
Magrini: «La mia militanza del dialogo»
Il presidente della Provincia di Varese risponde al direttore Pascarella

Egregio direttore,
ho letto con molta attenzione il suo monito e la sua critica nell’edizione di ieri di Prealpina, sotto il titolo “Magrini sta sbagliando”. Comincio con il dire che l’attenzione che il suo giornale dedica a Provincia di Varese è un segnale positivo per me, i tecnici, i collaboratori. Significa che questa è una realtà che sta riprendendo un suo ruolo centrale politico e ancor più amministrativo, tanto da meritare analisi come quelle che lei ed i suoi collaboratori fate puntualmente. Con la Sua medesima franchezza ma forse con minore sintesi, tuttavia, mi preme rispondere ad alcuni punti da lei citati. Per ciò che attiene la votazione del Consiglio Autonomie Locali (Cal) non vi sono grandi retroscena se non un problema tecnico. Abbiamo portato ben 122 sindaci o loro rappresentanti ad essere collegati con due piattaforme, quella di voto elettronico e un’altra che permetteva di valutare le presenze e il numero legale in maniera visiva. Visuale.
Mi sono accorto che durante la votazione alcuni lamentavano l’impossibilità di farlo ed ecco che è stata poi richiamata una nuova sessione di voto in presenza annullando quella oggetto del suo fondo.
Dell’errore tecnico, erano state fatte prove in precedenza chiaramente, noi tutti e Provincia ci assumiamo la responsabilità ma che da questo se ne faccia discendere una sorta di “golpe” politico, francamente mi pare eccessivo se non altro per l’importanza o, mi permetta con ironia, le machiavelliche capacità attribuitemi. Ancora, nel suo ragionamento lei mi pone fuori dai partiti e per questo vincente alle scorse elezioni provinciali dal mio piccolo ma prezioso Comune di Masciago. Ora, vorrei essere chiaro: tutti conoscono la mia storia anche politica, sanno che ciò per cui mi batto non è la squalifica dei partiti. Al contrario, vi è un forte tentativo che solo da una posizione civica poteva arrivare, ossia essere cerniera, uomo di collegamento che non ha mai considerato i partiti come un male assoluto, al contrario.
Nel caso specifico, poi, per venire dietro al suo ragionamento: se anche le segreterie dei partiti avessero fatto accordi, chi ne farebbe un dramma? Se questi poi in qualche modo vengono o meno disattesi, il mio ragionamento va dietro alle sue parole naturalmente, questo è un piano diverso e non è un problema di Provincia che non ne rimane stritolata, come afferma lei, e nemmeno il sottoscritto che difende e mantiene la posizione che lo ha condotto a Villa Recalcati.
Vede, io mantengo la mia indipendenza e posizione rispetto ai diktat dei partiti ma ho il dovere di ascoltarli, tutti i partiti sia chiaro, di ricercare condivisione in scelte strategiche per il territorio che non è di proprietà di Marco Magrini. Non lo abbiamo forse fatto destinando, un esempio tra tanti, i fondi dell’ente ad importanti progetti coinvolgendo tutti i Comuni della Provincia? Qualcuno può affermare che sono stati privilegiati partiti o persone rispetto agli interessi delle comunità?
Vado oltre, ascolto anche chi so essere contro a un certo programma e qualche volta anche da costoro arrivano suggerimenti da tenere in considerazione. Questa è la fatica ma anche la ricchezza del dialogo e forse quello che lei intravede come “compromesso” con i partiti, è sovente lo sforzo di chi ascolta tutti per poi fare sintesi magari preso da una sorta di “militanza del dialogo”. Qui, fino a quando mi sarà consentito, assieme ai nostri collaboratori prediligiamo nelle scelte mantenere forte interlocuzione con quelli che nella “democrazia territoriale” possono essere definiti corpi intermedi come associazioni di categoria, lavoratori, sindacati, commercianti, cittadini, che la Costituzione tanto valorizza.
La sua critica, per concludere, è certo ben accolta e ne faremo tesoro ma che bello sarebbe stato - al posto di “Magrini sta sbagliando” – “La Provincia sta dialogando”.
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