L’INDAGINE
Malpensa respira male, gli effetti sulla popolazione
Lo studio del dipartimento di Medicina interna dell’ospedale di Gallarate. Risultati più preoccupanti nei Comuni più vicini alle piste
Come si ripercuote l’inquinamento prodotto dall’aeroporto della Malpensa sulla salute dei cittadini che abitano nei Comuni interessati dalle rotte di decollo e atterraggio? Un studio, presentato lo scorso fine settimana in occasione del Congresso nazionale dell’Associazione italiana Pneumologi ospedalieri (Aipo) e condotto dal dipartimento di Medicina interna dell’ospedale Sant’Antonio di Gallarate, ha provato a dare una risposta.
La Medicina Interna di Gallarate ha presentato due studi.
LE MODALITÀ DELLO STUDIO
In sintesi, lo studio prevede tre livelli di indagine dei quali, al momento, è stata completata la parte strettamente legata all’ambito pneumologico, per il quale i dati emersi sono decisamente significativi. Il primo livello di studio concerne l’analisi dal satellite, in collaborazione con il Cern, in modo da individuare la concentrazione di biossido di azoto e altri inquinanti atmosferici nei pressi di Malpensa. L’indagine si basa sulle immagini fotografiche che vengono analizzate attraverso software che analizzano venti, correnti e rotte degli aerei, in atterraggio e decollo, all’interno dell’area soggetto di studio (Somma Lombardo, Casorate Sempione, Vergiate, Cardano al Campo). Il secondo livello attiene all’analisi dei dati delle centraline Arpa posizionate nei comuni del circondario, fisse e mobili, che vengono confrontati con i limiti raccomandati dalle normative nazionali e con altre aree distanti dall’aeroporto. L’ultimo livello riguarda le rilevazioni spirometriche su un campione di soggetti liberamente aderenti, reclutati nelle scuole secondarie e medie, residenti nei territori della zona di Sant’Antonino, Vanzaghello, Ferno, Lonate Pozzolo, Somma Lombardo, Casorate e Samarate, al fine di verificare se ci possa essere una correlazione tra inquinamento e funzionalità respiratoria, una compromissione della funzione respiratoria in soggetti non fumatori o ex fumatori.
GLI EFFETTI SULLA POPOLAZIONE
L’analisi ha rilevato che il 23% dei soggetti presentava una riduzione del FEV1 (volume espiratorio forzato) minore dell’80%, pur in assenza di sintomi, il 15% presentava FEV1/FVC minore del 70%, circa 1 su 4 ha riferito sintomi respiratori minori ricorrenti come tosse e dispnea, che peggiorano nel periodo invernale. Risultati più preoccupanti si sono reperiti nei residenti dei Comuni in linea d’aria più vicini alle piste aeroportuali, soprattutto Lonate Pozzolo e Ferno. Da questi dati si evidenzia un potenziale danno funzionale dell’ambiente esterno, soprattutto in soggetti esposti per più tempo (per esempio cinque anni). «Questo studio – spiega Ats Valle Olona in una nota – ci fa capire l’importanza dello screening e di come, a volte, alcuni disturbi o fasi iniziali di malattia siano quasi o del tutto asintomatiche».
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