NODI AL PETTINE
Terza pista, vent’anni di polemiche
A dicembre potrebbero comunque essere superati i 30 milioni di passeggeri

Vent’anni di polemiche, ma numeri alla mano presto i nodi arriveranno al pettine. Perché se il vecchio masterplan che Sea aveva studiato prima dell’abbandono di Alitalia e del declassamento di Malpensa prevedeva la terza pista e una serie di interventi per permettere all’aeroporto di gestire un totale di 30 milioni di passeggeri all’anno, adesso quel tetto potrebbe essere raggiunto entro dicembre. Senza che nel frattempo siano stati investiti su Malpensa i milioni che erano stati previsti nel 2000, né che siano già stati realizzati gli interventi previsti dal nuovo masterplan presentato nel 2015.
I NUMERI DELLO SCALO
Il dato di fatto è che tra gennaio e luglio quest’anno Malpensa ha già registrato un totale di oltre 15 milioni di passeggeri. Per la precisione sono stati 15.376.717, con un incremento del 10% secco rispetto al pari periodo dell’anno precedente. In tutto il 2018 i passeggeri erano stati 24.725.490, l’11,5% in più rispetto al 2017. Che già a sua volta aveva fatto registrare un +14% rispetto al 2016. Malpensa cresce, il bridge con Linate c’entra solo fino a un certo punto: Linate ha chiuso il 27 luglio e resterà chiuso fino al 27 ottobre, il che significa che gli effetti si vedranno sui numeri degli ultimi 5 mesi dell’anno. Avanti di questo passo, l’obiettivo dei 30 milioni di passeggeri che Sea aveva previsto entro il 2030 potrebbe essere raggiunto in questo 2019, cioè con 11anni di anticipo. Delle due l’una: o si lasciano le cose come stanno e si continua a vivere in emergenza, oppure si trova il modo di investire per ottimizzare il traffico aereo e la gestione dei passeggeri, possibilmente tenendo in considerazione le esigenze del territorio.
MEGLIO PRIMA CHE DOPO
Il progetto della terza pista è l’emblema di un confronto difficile: la terza pista era prevista dal vecchio masterplan del 2000 ed è stata stralciata da quello del 2015, ma Sea afferma che comunque prima o poi si farà.
C’è chi da sempre vi si oppone senza se e senza ma, e c’è chi afferma che basterebbe ottimizzare le due esistenti e gestire decolli e atterraggi in parallelo; il fatto è che continuando con questi ritmi di crescita presto o tardi l’area su cui Sea ha previsto di investire servirà comunque. Progettare una soluzione condivisa sarebbe il minore dei mali, l’alternativa sarebbe rincorrere l’emergenza con il rischio di scontentare tutti, magari arrivando a delocalizzare altri abitazioni che nel frattempo potrebbero essere costruite sotto le future rotte di atterraggio.
Dopo vent’anni di polemiche, questo 2019 per l’aeroporto di Malpensa e per chi ci vive attorno è il momento della svolta: Sea sta per raggiungere gli obiettivi di traffico che si era proposta, adesso tocca al territorio capire come arginarne gli effetti.
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