NO DA ROMA
Malpensa-Vigevano, tutto da rifare
Il ministro De Micheli: «Nuovo progetto entro la fine dell’anno»

Tutto da rifare. Dopo trent’anni di attesa e undici dalla presentazione del progetto, il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli annuncia che il prolungamento fino a Vigevano della superstrada che collega l’aeroporto di Malpensa con Boffalora sopra Ticino sarà ridisegnato. Troppo alti gli impatti ambientali, troppe le criticità create da quei venti chilometri di asfalto che taglierebbero in due il Parco del Ticino. La strada si farà comunque, ma sarà tutta diversa da come è stata ipotizzata finora.
Il colpo di spugna
L’annuncio è stato dato dallo stesso ministro De Micheli a margine di un incontro che si è tenuto ieri l’altro al Politecnico di Milano: «Il progetto della Malpensa-Vigevano non è bloccato - ha detto il ministro -. Semplicemente non si farà, stiamo lavorando a un altro progetto che sarà presentato in tempi brevi, probabilmente già entro la fine dell’anno». Per Regione Lombardia e molti Comuni del territorio che da anni ritengono l’opera prioritaria, si è trattato di una doccia fredda. Della strada si parla da decenni, l’avvio dell’iter approvativo del progetto definitivo per il primo stralcio risale al 2011, già allora si era deciso di ridimensionare l’opera tagliando la gronda di collegamento con la tangenziale di Milano. Il progetto completo prevedeva un investimento totale di 420 milioni di euro per creare la porta sud dell’aeroporto, un sistema viabilistico che mettendo Malpensa al centro avrebbe intercettato il traffico proveniente dalla Liguria e dalla zona sud di Milano per dirottarlo poi sull’Autolaghi. Eliminando la gronda, la spesa era scesa da 420 a 282 milioni di euro, poi un ulteriore taglio aveva ridotto l’opera a venti chilometri tondi, da Vigevano fino allo svincolo sud della Boffalora-Malpensa. La spesa? Duecentododici milioni di euro, che nel 2018 il Comitato interministeriale per la programmazione economica aveva autorizzato recependo anche le indicazioni di Regione Lombarduia, che nel 2017 aveva ribadito il giudizio che aveva già espresso nel 2009: l’opera è strategica per tutta la Regione, perché completa la viabilità attorno all’aeroporto e permette di sgravare un po’ Milano. Inoltre risolverebbe i problemi di quei Comuni che sull’asse del Ticino non hanno mai potuto contare su strade ad alto scorrimento dove dirottare il traffico in transito, e che oggi ancora si ritrovano a fare i conti con i centri storici intasati dai camion. L’Unione europea aveva sollevato diverse perplessità, Legambiente era salita sulle barricate: davvero bisognava mutilare un parco e spendere oltre 200 milioni di eruro per soddisfare una domanda di viabilità tutto sommato modesta? Non sarebbe stato meglio immaginare una soluzione più economica e con un minore impatto sul territorio?
L’alternativa
Sul nuovo progetto oggi in fase di redazione, il ministro De Micheli non ha voluto fare alcuna anticipazione. Non è però difficile immaginare che il Governo stia tentando una mediazione tra le esigenze di Regione Lombardia e quelle di Città metropolitana di Milano, da sempre più favorevole a una soluzione che recuperi e valorizzi tratti viari già esistenti, limitando quindi al minimo l’impatto su un territorio che è già tra i più urbanizzati d’Europa. Malpensa avrà insomma la sua porta sud, anche se diversa da quella che è stata immaginata negli ultimi 11 anni.
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