IL PROCESSO
Mazzetta a Malpensa, poliziotto condannato
Due anni e 8 mezzi in appello. Avrebbe intascato 500 euro per far passare alla dogana una donna paraguaiana

Alla fine, l’hanno trovata. A Bilbao, nei Paesi Baschi. E da là ha risposto alle domande collegata via Zoom con l’aula della quarta Corte d’Appello di Milano.
Di chi stiamo parlando? Della cittadina paraguaiana che, secondo la ricostruzione della Procura di Busto Arsizio prima e della Procura Generale milanese poi, dietro “richiesta” di un agente di polizia all’ufficio immigrazione all’aeroporto di Malpensa, gli consegnò brevi manu una banconota da 500 euro. Un vero e proprio pizzo per conquistarsi l’ingresso nell’area Schengen.
Quel pizzo ha finito per mettere nei guai l’agente, originario di Busto Arsizio, oggi cinquantaseienne, nel frattempo trasferito in quel di Sondrio. Sotto osservazione perché sospettato di condotte non ortodosse, il sovrintendente fu arrestato dai colleghi della Polaria nell’agosto del 2011 nell’area transiti dello scalo: aveva ancora nelle mutande la banconota che si era fatto dare dalla passeggera sudamericana, scoperta non in regola.
Nel corso della sua testimonianza in videocollegamento, quella passeggera non ha avuto esitazioni, ricordando l’accaduto senza particolari incertezze né sbavature.
Risultato: al suo terzo passaggio in appello Antonio R. è stato ri-condannato all’esito di un giudizio abbreviato. Stavolta a due anni e otto mesi. Rispetto al primo grado sono sei mesi in meno.
Nello specifico, uno dei reati contestati nel capo d’imputazione originario, e cioè quello di abbandono di posto, è stato dichiarato nel frattempo prescritto.
C’è però una novità: la quarta Corte d’Appello non ha condannato il poliziotto di frontiera dello scalo varesino per lo stesso reato per cui era stato punito in primo grado. Infatti, i tre giudici che formavano il collegio d’appello, presidente Emanuela Corbetta, hanno deciso di riqualificare la condotta da attribuire all’imputato: da induzione indebita (reato nato dalla suddivisione in due tronconi della concussione ai tempi della riforma normativa della coppia Severino-Monti) a concussione tout-court. «Un’operazione di ingegneria giuridica che non convince affatto», ha commentato a caldo il difensore di fiducia del poliziotto, l’avvocato Alberto Arrigoni. «Vorrà dire che ci sarà l’ennesimo ricorso in Cassazione. A mio avviso, la scelta di riqualificazione giuridica, optando per un reato più grave, non sta in piedi. Perché si possa parlare di concussione bisogna che il pubblico ufficiale costringa la vittima. Ma nel capo di imputazione si contesta che il mio assistito abbia indotto la passeggera a farsi dare quel denaro. No, così non funziona».
Nei due precedenti ricorsi in Cassazione, gli Ermellini avevano dato ragione al legale. Impossibile, a sentire l’avvocato Arrigoni, emettere quelle sentenze “dimenticandosi” di ascoltare la vittima dell’abuso del pubblico ufficiale alla luce del fatto che la difesa aveva scelto il processo con rito abbreviato condizionato all’audizione della parte offesa. E la Cassazione, sposando la sua linea, aveva annullato i due precedenti verdetti con rinvio. Tra l’altro, la paraguaiana era stata ritenuta irreperibile.
A torto. In realtà, in tutti questi anni la donna aveva sempre vissuto in Spagna, là dove era andata subito dopo il passaggio da Malpensa.
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