SOLIDARIETÀ
Medici e farmaci alla Casa della Carità
Nuovi servizi per i poveri abbinati a mensa ed emporio

Settanta, ottanta persone in coda. Sono le undici del mattino, ma alla Brunella è già tempo di pranzo. Così il serpentone di persone si snoda tra il cancello della Casa della Carità e l’ingresso della mensa. «Può sembrare un orario insolito, però per chi vive in strada è normale», spiega Alfredo. «Svegliandosi molto presto le persone hanno anche fame prima».
Lui è uno degli educatori della Casa gestita dall’associazione “Pane di Sant’Antonio”, realtà attorno alla quale girano centotrenta volontari. Ogni giorno al servizio dei più bisognosi, 365 giorni l’anno.
Domenica però c’era qualcosa di diverso: a Varese e in tutta la diocesi di Milano si celebrava la seconda giornata mondiale dei poveri, una settimana prima rispetto al resto del Paese per l’inizio anticipato dell’Avvento. Alle 10 la messa presieduta dal vescovo emerito di Pavia monsignor Giovanni Giudici, dopo pranzo la tombolata e il pomeriggio di giochi per ospiti e volontari.
«La mensa - prosegue Alfredo - è qui da quasi ottant’anni, voluta all’inizio dai frati francescani. Nel tempo poi si è sviluppata tutta una struttura che aiuta quanti si trovano in una situazione di grande bisogno, sia esso temporaneo o meno».
Se tutti i giorni viene servito un pasto caldo, le attività collaterali sono molteplici: il mercoledì e il sabato è attivo il servizio docce e guardaroba, con la possibilità di lavarsi e di fare il cambio della biancheria; il lunedì poi c’è un turno riservato a donne e bambini. Due volte la settimana, il lunedì e il venerdì, trenta famiglie hanno accesso all’emporio, dove è possibile fare una vera e propria spesa grazie a una tessera a punti rilasciata dalla Casa.
«A fine novembre ci amplieremo ancora», affermano i volontari. «Per la prima volta sarà aperto un ambulatorio con visite di medicina di base; assieme a quello istituiremo un punto per la distribuzione di farmaci».
Per accedere alla struttura e ai relativi servizi occorre un tesserino identificativo, rilasciato dopo un primo colloquio e la presentazione dei documenti. «Attualmente abbiamo distribuito 480 ingressi», continua Alfredo. «Si va dal signore che si è separato alla badante che ha perso il lavoro, passando per gli ex carcerati; un’umanità davvero varia. Non tutti però chiedono il servizio mensa, per quello serviamo una media di 75/80 pasti al giorno. C’è poi chi viene qui solo per prendere dei vestiti o per fare la spesa all’emporio».
«Oltre a un’adeguata assistenza, i poveri hanno diritto, come tutte le persone, a momenti di gioia e di festa», gli fa eco monsignor Giudici. «Questo è il senso della giornata voluta dal Papa dopo il Giubileo del 2016: non solo diamo cibo a quanti hanno bisogno, ma trascorriamo assieme dei momenti di vita comunitaria».
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