CICLSIMO
Guardascione, un varesino al Tour
Il medico varesino racconta la diciottesima vigilia della sua Grande Boucle

Siamo alla vigilia della corsa più famosa del mondo, il red carpetdei sogni di ogni corridore: il Tour de France.
Così abbiamo incontrato un signore che ha alle sue spalle ben diciottoGrande Boucle da medico sportivo: Carlo Guardascione, il “doc” di Gorla Maggiore, capo dello staff sanitario del team Bahrain-Merida.
Che clima si respira all’interno di una corsa così “imponente”?
«Posso dire che è sempre molto emozionante. Per l’ambiente, la gente, per il movimento che vedi. Ma è anche gravato da tanto stress. Il Tour è complicato per la tensione, e tutti vogliono apparire. Sono sensazioni che puoi percepire solo vivendolo da dentro».
Quali sono i metodiper rifinireal meglio un Tour?
«La preparazione in altura è fondamentale per ottimizzare una corsa di ventuno giorni in piena estate, con uno stress ad altissimo livello. Il Tour di quest’anno sarà condizionato nella prima parte dalla cronosquadre, dove ci sono team nettamente più attrezzati del nostro. Però lo scorso inverno ci siamo concentrati su diversi allenamenti specifici negli autodromi, e i ragazzi hanno già fatto una ricognizione del percorso al loro arrivo sulle strade francesi. Poi ci sono le simulazioni in salita dietro moto, ripetute volate, lavori di resistenza con uscite molto lunghe.
Infine, andrebbe provato un adattamento al caldo, perché se stai in altura con circa dieci gradi, fino a due giorni prima del Tour, anche se si parte come di consueto dal nord della Francia, che è zona abbastanza fresca, il caldo, nella seconda metà della corsa, è quasi sempre decisivo».
Come sta la sua squadra?
«I fratelli Izagirre sono in ottima condizione. Colbrelli è il nostro “uomo veloce”, e verrà accompagnato nelle fasi più decisive da Koren e Haussler. Il resto del team è dedicato a Nibali, parliamo quindi di Pozzovivo e il veterano Pellizotti. Vincenzo verrà protetto soprattutto nelle prime frazioni ventose, stressanti, e dove i corridori saranno tutti “infiammati”. C’è anche la tappa di Roubaix, insidiosissima, e poi tra le Alpi e i Pirenei, sono sicuro che saprà fare la sua parte».
Tornando al discorso “tensione da Tour”, qual è il suo giudizio sul caso Froome?
«Parlo seriamente: sono rimasto molto sorpreso dalla sentenza. Poi, pensando alle motivazioni che sono state date, da un certo punto di vista sono contento che questo verdetto permetterà di modificare alcune procedure e tecnologie che riguardano l’antidoping. Soprattutto la determinazione di sostanze come il salbutamolo che da quando fui coinvolto nel caso Ulissi, sono perfettamente consapevole di come fossero “farraginose”. Quindi ben venga. Poi c’è un po’ di rammarico, perché non c’è stato un giudizio così benevolo negli altri casi. La mia non è una polemica, le sentenze si accettano. Buon per Froome, un ragazzo umanamente gentilissimo. Spero per lui che non ci siano problemi durante il Tour per quanto riguarda il pubblico e i media. Mi auguro che da questa situazione sia scaturito un miglioramento delle procedure sul salbutamolo, che ha dato prove discordanti sia di giudizio che di sentenza».
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