L’INTERVISTA
«Agli italiani chiedo di resistere»
Giorgia Meloni. Il futuro: «Un nuovo governo di patrioti». Malpensa? «Governo assente»

«Ci siamo quasi, mi creda». Giorgia Meloni pronuncia queste parole con il tono affilato di sempre, ed è come se si accingesse a squarciare la tela di un quadro che l’artista (Giuseppe Conte) si ostina a definire un capolavoro.
Tradotto: elezioni, elezioni, elezioni. La presidente di Fratelli d’Italia, unica donna a capo di un partito in crescita esponenziale e in cima alle classifiche dei leader politici più amati, lo ripete da mesi come un mantra e ora lo certifica con quell’insidioso «ci siamo quasi» al termine di una lunga intervista a Prealpina: «La mia priorità assoluta», sottolinea, «è dare all’Italia un nuovo governo di patrioti che la porti fuori dalla crisi e torni a credere nel futuro».
Onorevole Meloni, il governo Conte ha le ore contate?
«È evidente che questo governo non esiste più e perché l’Italia cambi passo deve andare a casa subito. Hanno passato gli ultimi mesi a litigare tra loro su rimpasti e poltrone, mentre chiudevano tutto a novembre con la promessa di riaprire a Natale e poi chiudevano a Natale per riaprire a gennaio. Irresponsabili non siamo noi che chiediamo le elezioni, ma loro che rimangono incollati alla poltrona tenendo la nazione bloccata».
Però i virologi dicono che andare al voto ora sarebbe un rischio.
«È una scusa. A novembre, in piena seconda ondata, hanno votato centinaia di milioni di americani: le risulta ci sia stato un picco di contagi dovuto alle elezioni? Ieri si è votato in Portogallo, poi si voterà in Olanda e in mezza Europa, forse lì il virus è meno dannoso che da noi? O siamo gli unici in Europa che stanno vaccinando? E poi, mi scusi, le vaccinazioni le somministrano i medici e gli infermieri, mica gli scrutatori. L’Italia non può più permettersi questo spettacolo pietoso. Serve un nuovo governo forte e coeso, scelto dagli italiani, proprio perché c’è la pandemia e c’è bisogno di scelte chiare e coraggiose per portarci fuori dalla crisi sanitaria ed economica. Questo abbiamo detto al presidente Mattarella».
Anche nella “ricca” provincia di Varese cresce la rabbia e la disperazione di ristoratori e commercianti: non teme che in Italia questa tensione sociale sfoci nella violenza?
«Il rischio c’è. Per colpa di un governo che ha condannato intere categorie a una via crucis fatta di adeguamenti, linee guida, restrizioni spesso cervellotiche e ristori che non arrivano. Noi difendiamo le ragioni di questi imprenditori, abbiamo messo a disposizione i nostri legali per presentare una class action contro il governo e i suoi Dpcm e fin dall’inizio della crisi abbiamo chiesto ristori veri e rapidi, proporzionati alla perdita di fatturato invece che basati sui codici Ateco. Se ci avessero ascoltato ora avremmo molti meno italiani in sofferenza. A questi italiani disperati chiedo di resistere, noi ci stiamo battendo per loro. Arriverà presto un governo che non scaricherà su di loro le sue inefficienze e si farà carico dei problemi».
Il presidente degli industriali varesini, Roberto Grassi, ha scritto una lettera-appello alle forze politiche chiedendo di superare in fretta la crisi. Le leggo una frase: «Guardavamo già esterrefatti all’incapacità di collaborazione tra maggioranza e opposizione...». Che cosa ne pensa?
«Ha ragione. Noi dall’opposizione ci siamo comportati come se fossimo al governo ma il governo è stato quasi totalmente sordo alle tantissime proposte che Fratelli d’Italia e le altre forze di opposizione hanno presentato in questi mesi. Proposte che, se messe in campo, non ci avrebbero portato a questo punto. Continuiamo a chiedere che si intervenga sui costi fissi delle imprese e che gli ammortizzatori sociali valgano anche per autonomi e partite Iva. Abbiamo votato più volte lo scostamento di bilancio, l’ultimo proprio in questi giorni, perché quando si tratta di mettere i soldi per aiutare gli italiani ci siamo sempre. Ma buona parte di quelle risorse sono finite in cose inutili, che nulla avevano a che fare con l’emergenza».
Alle prossime elezioni amministrative a Varese la Lega schiera l’ex ministro Maroni, a Busto Arsizio il suo partito candida il sindaco Antonelli, ma a Gallarate sia Fratelli d’Italia che Forza Italia chiedono un ripensamento sulla ricandidatura del leghista Cassani: perché questi dubbi?
«Affido queste valutazioni ai dirigenti locali di FdI che stanno facendo un ottimo lavoro. Per noi le priorità sono due: l’unità del centrodestra e la conferma di Emanuele Antonelli, che ha lavorato benissimo come sindaco di Busto Arsizio e anche come presidente della Provincia portando l’ente fuori dal pre-dissesto in tempi record. Sono convinta che la coalizione sarà compatta su di lui e sui candidati di Gallarate e Varese. A proposito, approfitto della vostra ospitalità per fare i migliori auguri all’amico Roberto Maroni con cui ho condiviso l’esperienza da ministro nell’ultimo governo di centrodestra».
Lei ha già detto di essere contraria all’obbligatorietà del vaccino anti-Covid, ma che cosa direbbe agli italiani ancora scettici?
«Per forma mentis preferisco sempre un approccio su base volontaria, con campagne di informazione ben fatte che convincano il maggior numero possibile di italiani a vaccinarsi. Visti i ritardi nella consegna delle dosi Pfizer, la priorità dev’essere quella di rendere possibile la vaccinazione a chi la vuole fare. Chi ha dubbi va convinto, magari con più trasparenza, la demonizzazione rischia di far aumentare lo scetticismo».
Letizia Moratti, neo assessore al Welfare in Lombardia, ha detto che fra le sue priorità c’è la revisione della Legge Maroni sulla sanità. E a proposito della sostituzione di Giulio Gallera, non crede che l’ex assessore sia stato un capro espiatorio?
«Fratelli d’Italia non ha chiesto il rimpasto in Regione Lombardia e non ha preteso la testa di Gallera, che magari avrà commesso qualche leggerezza comunicativa ma a cui va reso l’onore delle armi. Il presidente Fontana ha voluto una fase di ripartenza e noi faremo la nostra parte. La Lombardia ha una capacità ospedaliera di eccellenza ma la pandemia ha dimostrato ovunque che senza una rete di protezione territoriale nemmeno i migliori ospedali ce la fanno da soli. Rafforzare la sanità di territorio è quindi una priorità assoluta e i dirigenti lombardi di FdI hanno già pronte le proposte che condivideranno con Letizia Moratti, a cui auguro un buon lavoro».
Nel 2020 Malpensa ha avuto 20 milioni di passeggeri in meno: una crisi gravissima. I voli Covid-free e il passaporto sanitario digitale possono rimettere le ali allo scalo varesino?
«Il trasporto aereo e il turismo stanno attraversando una crisi senza precedenti e il governo è clamorosamente assente dal dibattito europeo su come tornare a viaggiare in sicurezza. Diciamo che a Palazzo Chigi sono impegnati a inseguire qualche Ciampolillo e di questi problemi se ne fregano. Bisogna evitare le quarantene grazie a test rapidi prima della partenza e applicazioni interoperabili riconosciute da tutte le compagnie e da tutti gli Stati, che permettano ai passeggeri di conservare e mostrare i certificati dei test o della vaccinazione. Questo è ancora più importante per un aeroporto come Malpensa, che ha saputo rialzarsi dopo il dehubbing di Alitalia e vive oggi su una pluralità di operatori. Mi permetta di esprimere la vicinanza di FdI ai lavoratori dello scalo e dell’indotto, che sono giustamente allarmati, e a quelli di Air Italy, lasciati soli e senza futuro dal governo».
Fratelli d’Italia è in continua crescita. Certo che se lei si candidasse a sindaco di Roma…
«Mi sono candidata a sindaco di Roma cinque anni fa mentre ero in attesa di mia figlia Ginevra, ho fatto la campagna elettorale col pancione mentre alcuni uomini mi dicevano di stare a casa a fare la mamma. Ho dimostrato che si poteva fare e l’ho fatto per amore della mia città e per tutte le donne che non hanno i privilegi che ho io. Ora però sono impegnata a far crescere Fratelli d’Italia che in anni di duro lavoro, iniziato quando nessuno credeva in noi, è un grande partito di cui sono orgogliosa. Ed è cresciuto anche grazie al fatto che la mia romanità, di cui sono orgogliosa, non ci ha impedito di difendere le ragioni dei produttori del nord Italia, stufi delle ricette assistenziali e delle politiche anti-impresa di sinistra e M5S. Io mi sono presa un impegno con milioni di italiani che vivono anche fuori dal raccordo anulare di Roma, e non li abbandonerò».
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