IN AULA A MILANO
Mensa dei Poveri, chiuso filone gallaratese
Praticamente ultimata la fase di istruttoria dibattimentale, all’esame il caso del Parlamento europeo

Puntuale come un orologio svizzero, ogni lunedì, a Palazzo di Giustizia a Milano, va in scena l’udienza settimanale di Mensa dei Poveri.
E come in ogni maxiprocesso che si rispetti abbondano i vari filoni processuali. Se quello gallaratese-bustocco (quello, per intenderci, che riguarda, tra gli altri, il sindaco di Gallarate Andrea Cassani e l’ex patron di Tigros Paolo Orrigoni) ha pressoché ultimato la fase di istruttoria dibattimentale, quello milanese è ben lungi dall’essere concluso.
L’udienza di ieri, a esempio, è stata appannaggio dei testi dell’ex consigliere comunale milanese Pietro Tatarella, candidato alle Europee non eletto ed ex vicecoordinatore lombardo di Forza Italia, descritto come da sempre vicino a Nino Caianiello. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Milano, Tatarella sarebbe stato a libro paga dell’imprenditore del settore rifiuti di Buccinasco Daniele D’Alfonso (per lui anche l’aggravante mafiosa) che gli avrebbe versato 5mila euro al mese, gli avrebbe concesso l’uso di carta di credito e macchine, oltre a pagargli anche viaggi e vacanze.
Sempre ieri i giudici della sesta sezione del Tribunale di Milano hanno (ri)aperto una finestra anche sul filone relativo alla presunta truffa aggravata al Parlamento Europeo per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Che vede sul banco degli imputati l’europarlamentare di Forza Italia Lara Comi e, con lei, anche Gianfranco Bernieri, terzo erogatore dell’esponente politico saronnese, vale a dire il soggetto che negli anni del primo mandato a Strasburgo di Comi ha presentato le fatture e incassato i rimborsi dall’europarlamento per poi girarli all’allora esponente del Pdl per pagare gli assistenti locali. Bernieri, co-difeso dall’avvocato Stefano Bruno, ha prestato il suo assenso a essere sentito così da poter fornire la sua versione visto che nelle ipotesi di truffa contestate a Comi, a lui e alla moglie di quest’ultimo, Maria Carla Ponzini, ballano più di 600mila euro. Ma per ora il suo esame è sempre saltato. Così è successo nell’udienza di ieri, nel corso della quale è stata acquisita documentazione prodotta dalla difesa Comi in ordine a spese da lei effettuate per «pagare prestazioni svolte a favori di alcuni fornitori». Ultima chiamata per Bernieri per essere sentito in aula il prossimo 3 aprile, quando saranno esaminati gli ultimi due suoi testi. Nello specifico, due funzionari dell’Unione Europea chiamati ad attestare la presunta regolarità della sua attività a servizio dell’europarlamentare di FI.
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