L’UDIENZA
Mensa dei poveri, oggi 17 testimoni
Tocca alla difesa, in aula anche Giovanna Saporiti

Dopo l’udienza del 12 dicembre scorso, l’ultima di quasi 30 che sono state celebrate davanti ai giudici della sesta sezione del Tribunale di Milano nel corso del 2022, il filone ordinario del maxiprocesso “Mensa dei Poveri” riparte questa mattina nell’aula della Corte d’Assise d’Appello.
L’udienza prevede un menù molto ricco, a cominciare dal controesame dell’imputato Daniele D’Alfonso, l’imprenditore del settore rifiuti e bonifiche ambientali che, stando all’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, avrebbe preso attivamente parte al sistema di appalti in cambio di tangenti che ha avuto come gran protagonista l’ex plenipotenziario di Forza Italia nel Varesotto Nino Caianiello, favorendo esponenti politici berlusconiani nel Comune di Milano, in Regione, in provincia di Varese e Novara e, aspetto tutt’altro che di secondo piano, dando lavoro agli uomini della famiglia calabrese dei Molluso di Buccinasco.
In scaletta, sempre oggi, anche 17 testimoni convocati in aula dalle difese. Tra gli altri, spicca il nome di Giovanna Saporiti. Commercialista originaria di Cassano Magnago, sarà sentita in ordine alla mazzetta di 500 euro consegnata direttamente nelle mani di Caianiello dalla sorella Paola, all’epoca assessore all’Istruzione della giunta Poliseno, per il rinnovo del suo incarico ottenuto in qualità di sindaco effettivo del collegio sindacale della società partecipata pubblica varesina Alfa. Come ha confermato in aula lo scorso autunno la stessa Paola Saporiti, ora imputata per concorso in corruzione per questa vicenda, quel denaro corrispondeva a circa il 10% dell’emolumento incassato dalla sorella Giovanna in un anno di lavoro in Alfa. Perché così prevedeva il meccanismo reso sistematico da Caianiello, ovvero la «retrocessione di una parte dei soldi incassati su ogni commessa o incarico assegnato» al ras della politica di centrodestra di Gallarate, identificato nello specifico come promotore dell’accordo corruttivo. Per la stessa ipotesi di concorso in corruzione è chiamato a rispondere anche l’allora amministratore delegato di Alfa Saverio Maria Bratta. A leggere il capo d’imputazione, Bratta sarebbe stato pienamente consapevole del sistema Caianiello.
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