L’EX EUROPARLAMENTARE
Comi, il contrattacco della difesa: «Reati “creati” dai giudici»
Mensa dei poveri, in appello parola agli avvocati dell’ex europarlamentare: «Lara non ha intascato lo stipendio dei collaboratori né fatto retrocessioni»

«È stata una sentenza morale e non giuridica. I giudici di primo grado l’hanno usata per esprimere un giudizio di valore sull’intera carriera politica di Lara Comi». Ieri, giovedì 18 settembre, è stato il giorno della difesa dell’ex europarlamentare di Forza Italia nel processo d’appello di Mensa dei Poveri. I nuovi legali dell’ex pupilla di Berlusconi, Giuseppe Bana e Gianluca Varraso, nelle quasi tre ore di arringa hanno sparato bordate contro la sentenza con cui, due anni fa, la sesta sezione ha condannato Comi a quattro anni e due mesi per un episodio di corruzione impropria (per il quale sono stati condannati anche l’avvocato ligure Maria Teresa Bergamaschi e Giuseppe Zingale, all’epoca direttore generale di Afol metropolitana) e per un paio di episodi di truffa sui rimborsi del Parlamento europeo. «Più che accertare i reati, qui ne sono stati “creati” dai giudici per giungere a una condanna», sono andati giù pesanti i difensori. «Prendete i due presunti episodi di truffa contrattuale al Parlamento europeo: si parla di fine criminoso unitario, di danno sistematico alle casse dell’Europarlamento. Non è vero nulla. Siamo di fronte a episodi diversi, tempi diversi e dinamiche diverse, ma soprattutto, Comi, in entrambi i casi, non ha intascato lo stipendio dei suoi assistenti né ha fatto retrocessioni illecite», ha detto l’avvocato Bana.
«Nella vicenda dell’ex ufficio stampa Andrea Aliverti non c’è nulla che non va. Nessun artificio né raggiro. All’aumento di stipendio è corrisposto un effettivo aumento delle prestazioni. Lo dimostra anche una consulenza tecnica completamente trascurata dai giudici di primo grado forse in preda a un impeto colpevolista. L’unico profitto è stato l’aumento doveroso di stipendio avuto da Aliverti. Dove sta l’errore?».
Quanto alla truffa legata al contratto con l’assistente locale Giovanni Enrico Saia, l’avvocato Varraso ha parlato di pena illegale: «Il tempo in cui sarebbe stato commesso il presunto reato non può che portare alla dichiarazione di estinzione per prescrizione». Infine, nessun dubbio, per la difesa, sull’inutilizzabilità delle chat whatsapp che coinvolgono Comi nella vicenda dei contratti di consulenza ricevuti dalla sua società da parte di Afol metropolitana dietro la presunta promessa (per altro non documentata) di retrocessione di una quota parte degli stessi all’ex plenipotenziario di Forza Italia Nino Caianiello e a Zingale. L’utilizzo di quelle chat avrebbe dovuto essere autorizzato dall’Europarlamento. Cosa che non è mai avvenuta, anche perché non è mai arrivata una richiesta in tal senso. Dello stesso avviso sul punto, per altro, anche il sostituto procuratore generale di Milano Vincenzo Fiorillo.
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